La preoccupazione, chi doveva sorreggere i gonfaloni della città, della Provincia e dei Comuni minori, ce l’aveva stampata in faccia. Per loro il viaggio di andata e ritorno piazza Unità-Prefettura, infatti, assomigliava più che altro a un’impresa, a una lotta contro il vento: raffiche fortissime, che hanno spazzato le Rive con un’intensità tale da rendere difficili anche le manovre di routine.
La vera protagonista, infatti, ieri è stata proprio lei, la Bora, che ha messo i bastoni tra le ruote per l’intera durata della manifestazione, rendendo necessario l’annullamento, per motivi di sicurezza, di uno dei momenti più attesi: l’esibizione dei paracadutisti. Perfino il grande Tricolore che sventolava da uno dei pennacchi della piazza ha riportato una rottura, proprio al centro, probabilmente dovuta all’irruenza del vento.
Inutile sottolineare che il freddo vento triestino ha lasciato a casa molti potenziali spettatori, non disposti a stare all’aperto per ore. Ma, nonostante il gelo, almeno 1500 impavidi hanno deciso di armarsi di giacconi pesanti e berretti, e assistere ai festeggiamenti. Ed è stato tutto uno sventolare di Tricolori: dalle maxi-bandiere sui pennoni di piazza Unità alle bandierine degli alunni delle scuole elementari, accompagnati dalle maestre.
Tra le persone giunte in piazza Unità per l’evento anche una triestina d’eccezione, citata dal sindaco Dipiazza come un esempio di attaccamento alla città natale: Clely Quaiat, che proprio 56 anni fa lasciò Trieste per raggiungere l’Austrialia e sposare un aborigeno, assieme a lei durante la cerimonia di ieri. «Lei è stata una di quelle ragazze e ragazzi che hanno dovuto lasciare Trieste, pur avendola sempre nel cuore – ha spiegato il sindaco Dipiazza durante il discorso di consegna della bandiera della città al comandante della nave San Giusto -. Trieste ha vissuto, nel Novecento, una storia sofferta e complessa. Ma oggi molte asprezze di quel periodo sono state superate, e l’evoluzione politica ed economica dell’Unione europea sta riconsegnando alla città un ruolo centrale».
Tutto questo durante la consegna della bandiera alla nave San Giusto, che proprio il 26 ottobre del 1994 ricevette, sempre a Trieste, la bandiera di combattimento, che rappresenta il momento più significativo nella storia di una nave militare. In questi anni la San Giusto è stata impegnata in molte missioni e ha percorso 300mila miglia (che equivalgono a fare il giro del mondo per tre volte), solcando tutti i mari. Ed è ambasciatrice dell’italianità e della triestinità nel mondo.
Da evidenziare l’unica nota polemica di ieri, portata da Pietro Molinari, già noto alle forze dell’ordine, che, all’ingresso del ministro La Russa in piazza Unità, gli ha urlato contro più volte la parola «criminale», ed è stato subito portato via dalla Digos. (el.col.)