Per il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, e il suo collega austriaco Heinz Fischer, l’autonomia realizzata in Alto Adige e nel Trentino “è un modello da esportare anche in altri Paesi”. L’hanno detto mercoledì a Merano. Il presidente Napolitano ha ringraziato la Giunta provinciale, presieduta da Luis Durnwalder, dell’invito “e dell’onorificenza, un gesto che ho altamente apprezzato”. Ai massimi rappresentanti istituzionali di Italia e Austria, il presidente Durnwalder ha consegnato infatti il Grande ordine di merito, la massima onorificenza della Provincia di Bolzano. Un gesto di alto valore simbolico nell’anno in cui si celebrano due anniversari fondamentali della storia altoatesina: i 40 anni del Secondo statuto di autonomia e i 20 anni della chiusura della controversia internazionale tra Italia e Austria.
Il Capo dello Stato italiano, nel prosieguo del suo intervento, ha definito la giornata di Merano “un’occasione importante per evidenziare il valore europeo” della soluzione individuata per la questione altoatesina. Ha ricordato che “la sua attuazione non è stata una passeggiata. Sia perché si è rivelata complessa, richiedendo molteplici specificazioni e adempimenti. Sia perché inizialmente non mancarono incomprensioni e ostilità anche virulente. Ma tutto questo – difficoltà e contrasti di qualsiasi natura – è stato via via superato; fino alla solenne dichiarazione, nel 1992, in sede di Nazioni Unite, della conclusiva, piena composizione della controversia altoatesina”. In altre parole: lungo un cammino di “volontà politica, spirito di pace, pazienza e slancio innovativo”. In un altro significativo passaggio del suo discorso dedicato all’autonomia il Capo dello Stato italiano ha ribadito che “nulla riuscirà ad aprire dispute anacronistiche”. E dopo aver ricordato che il riconoscimento dell’autonomia e la tutela delle minoranze sono principi fondamentali, il presidente Napolitano ha voluto riprendere l’auspicio del presidente Durnwalder sulla convivenza per confermare che la visione “dell’uno per l’altro appartiene a tutti”. E ha ribadito che “non ci sarà mai uno svuotamento dell’autonomia”. “In nome dell’autonomia – ha voluto aggiungere Giorgio Napolitano – crediamo profondamente in valori come quelli del bilinguismo e del biculturalismo, che qui si praticano con spirito europeo”.
Nel suo discorso dopo il conferimento dell’onorificenza altoatesina il presidente austriaco Heinz Fischer ha sottolineato di essere giunto in Alto Adige per ritirarla a nome di tutti gli austriaci, “che con grande impegno e idealismo, ma anche con tenacia e saggezza” si sono battuti per risolvere il cosiddetto problema Alto Adige. L’autonomia, secondo il Capo dello Stato austriaco, ha portato sicurezza linguistica e culturale alla minoranza tedesca e ladina, benessere e pace a tutti gli altoatesini. E anche se l’auspicio è che alcuni temi residui, sensibili soprattutto sul piano emozionale, possano trovare soluzione, ha aggiunto Fischer, “bisogna riconoscere che la convivenza in Alto Adige funziona in modo pacifico e ampiamente senza conflitti. Questa convivenza pacifica è un bene prezioso, che va preservato anche in tempi di crisi”. Bisogna guardare avanti, ha specificato Fischer, costruendo su quanto di buono è stato già realizzato. L’Austria è consapevole della funzione di tutela, da esercitare responsabilmente e in dialogo “con i nostri partner e amici a Roma”, ha aggiunto il presidente Fischer. Ha chiuso il suo intervento con un grazie al presidente Durnwalder e alla popolazione altoatesina per aver ricevuto l’onorificenza “56 anni dopo la mia prima visita in Sudtirolo, una splendida terra”.
Due interventi che hanno sottolineato il respiro europeo di un “progetto autonomistico che ha garantito pace e sviluppo”. Quella pace e quello sviluppo, citati a più riprese dai due Capi di Stato, che oggi si rinnovano in un contesto che chiede “più Europa”. Non sorprende pertanto che il presidente Napolitano abbia voluto concludere il suo messaggio con un forte richiamo all’integrazione e all’unità europea. “Il processo di integrazione europea, la costruzione di un’Europa unita – ha detto –, sta attraversando una fase difficile. Ma l’essenziale, per superare le difficoltà, è che le forze politiche e sociali, le opinioni pubbliche, i cittadini dei nostri Paesi, non smarriscano mai la consapevolezza delle straordinarie conquiste di civiltà che associandoci prima nella Comunità e poi nella più vasta Unione europea, abbiamo potuto conseguire. In primo luogo la pace nel cuore dell’Europa, grazie alla riconciliazione franco-tedesca; e via via il superamento di altri contenziosi del passato tra Stati, tra popolazioni, tra maggioranze e minoranze etnico-linguistiche. È in questo prezioso bilancio che si iscrive la pacificazione e cooperazione in Alto Adige; e si iscrive grazie a risultati conseguiti specialmente negli ultimi due anni, sulle sponde del mare Adriatico, la riconciliazione e nuova cooperazione tra Italia, Slovenia e Croazia”.
Una riconciliazione e una nuova cooperazione, queste ultime, che si sono costruite attraverso 20 anni di relazioni diplomatiche tra Roma, Lubiana e Zagabria. Un periodo in cui tanti importanti traguardi sono stati raggiunti e che ha dato modo ai tre Paesi di abbattere barriere giuridiche e psicologiche, instaurare un fecondo dialogo interculturale e dare spazio alle rispettive minoranze nazionali come ricchezza da tutelare e valorizzare per approfondire la collaborazione politica ed economica. Ma i passi avanti che ha significato la svolta sono tutti concentrati negli ultimi due anni. Data centrale in quest’opera di costruzione di una visione del futuro sulla quale non gravano le ombre del passato, ma che può ispirare traguardi comuni, è il 13 luglio 2010.
Lo ha ricordato anche di recente, in occasione della visita di Stato nella Repubblica di Slovenia il presidente Napolitano, soffermandosi sull’importanza dello “spirito di Trieste”, che ha aperto la strada ad un salto di qualità nelle relazioni tra Italia, Slovenia e Croazia. “Sono convinto – ha detto Napolitano nel suo intervento all’Assemblea Nazionale slovena, il primo di un Capo di Stato straniero al Parlamento di Lubiana – che gli incontri e la grande carica emotiva degli eventi di quei giorni del luglio 2010 a Trieste abbiano rappresentato uno spartiacque, una cesura risolutiva – e non a caso nel segno della cultura – resa possibile dal processo di doloroso riconoscimento, che avevamo insieme intrapreso, di un drammatico passato. Si è trattato di uno sforzo non facile per nessuno, ma necessario per consolidare definitivamente il clima di pace e collaborazione stabilitosi fra i nostri due Paesi e nella regione, e per corrispondere alla vocazione europea e atlantica in cui entrambi ci riconosciamo”.
E come non citare in questo contesto la splendida serata di Pola, una vera e propria festa per la Comunità Nazionale Italiana, ma non solo. All’Arena c’erano i rappresentanti di tutte le etnie che convivono sul territorio. “Italia e Croazia insieme in Europa”, un concerto che, la sera del 3 settembre 2011, ha trasformato l’Arena in un luogo simbolo del cambiamento e della nuova prospettiva nei rapporti fra gli Stati, e prima ancora fra le persone. L’Anfiteatro romano, infatti, quella sera era più che gremito, a testimoniare l’importanza del momento. E ancora una volta a ricordare l’importanza dell’evento è stato il presidente Giorgio Napolitano, che in luglio a Lubiana ha parlato di “un’occasione importante di un incontro a Pola con il presidente croato, col quale abbiamo insieme redatto e annunciato una dichiarazione comune che va, appunto, nel senso di un radicale e incisivo miglioramento dei nostri rapporti in questa area”.
Christiana Babić “la Voce del Popolo” 7 settembre 2012