“Tutto ciò che vidi – parla Maria Pasquinelli – 1943-1945 Fosse comuni, foibe, mare” Oltre Edizioni, 2020
Questa presentazione di Rosanna Turcinovich Giuricin e Rossana Poletti, realizzata a cura del comitato provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), rientra nel progetto del Comune di Gorizia e della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia dal titolo “I giovani sulle tracce della memoria “, ed è pertanto preceduta da una parte didattica (40 minuti) che attraverso cartine geografiche e immagini preparate dalla Presidente del comitato prof.ssa Maria Grazia Ziberna – docente di Lettere in un Istituto superiore – permetterà anche agli studenti di seguire le tematiche affrontate.
Le pagine di quest’opera, basata su documenti e relazioni originali consegnati alle autrici da Maria Pasquinelli, la donna che nel febbraio del ’47 uccise a Pola con tre colpi di pistola il generale De Winton, costituiscono una lettura fondamentale per comprendere il contesto in cui vissero le genti del confine orientale, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia tra il 1943 e il 1945. Grazie ad esse, potremo ‘’ ripercorrere con la Pasquinelli la vicenda spalatina e istriana del 1943, nella speranza di far tacere i luoghi comuni, di riconsiderare il suo gesto, non dal punto di vista etico e morale – che non ha scusanti – ma della denuncia di una situazione conclusasi purtroppo con l’esodo, con tanta sofferenza e un’ingiustizia così profonda che continua a macinare da decenni nelle coscienze della gente’’ (Rosanna Turcinovich Giuricin).
L’omicidio del generale inglese De Winton da parte di una giovane insegnante, il 10 febbraio 1947, per protestare contro la decisione degli Stati vincitori della Seconda guerra mondiale di assegnare l’Istria e Fiume alla Jugoslavia, ‘’può trovare una spiegazione solo se contestualizzato, inserito nella complessa temperie storica e politica dell’Istria alla fine del secondo conflitto mondiale”, perché “in Istria, a Fiume, a Trieste e, in buona parte, in Dalmazia, il fascismo, l’antifascismo, la Resistenza, la lotta di liberazione, la lotta nazionale e quella di classe hanno assunto dei tratti specifici, dinamiche e percorsi diversi da quelli del resto d’Europa.”(Ezio Giuricin)
‘’Questo libro risulta particolarmente prezioso, sicuramente illuminante anche sul piano storico in modo da rendere chiaro e incontrovertibile la grande differenza, ad esempio, tra la Resistenza italiana al nazifascismo, che vedeva la partecipazione paritaria di tutte le forze politiche nel CLN, e la Lotta Popolare jugoslava, dominata esclusivamente dal Partito Comunista Jugoslavo, che puntava più sull’occupazione e annessione dell’intera Venezia Giulia piuttosto che alla sola liberazione, pronti a far fuori chiunque non condividesse l’obiettivo.’’ (Diego Zandel, ‘’ La Voce di Fiume’’ )
E così fu eliminato chiunque non condividesse i progetti espansionistici di Tito e potesse costituire un ostacolo, vero o presunto, all’affermazione del suo regime: i partigiani titini, o i partigiani comunisti italiani filojugoslavi, uccisero anche antifascisti, partigiani e dirigenti italiani della Resistenza e del movimento di liberazione nel Friuli, nell’Isontino, a Trieste e in Istria, dopo averli dichiarati ‘’nemici del popolo’’. Maria Pasquinelli- scomparsa nel 2013- dopo aver accettato di farsi intervistare dalla giornalista Rosanna Turcinovich Giuricin, le aveva dato mandato di parlare per lei, di continuare a far conoscere una vicenda interrotta dalla storia e dalla sentenza che l’aveva condannata prima a morte e poi all’ergastolo. Proprio a lei aveva poi affidato un prezioso baule, custodito per decenni in una banca triestina su mandato di Monsignor Antonio Santin, allora vescovo della città giuliana. Rosanna, insieme alla giornalista Rossana Poletti, ha così potuto studiare centinaia di documenti, manoscritti, ritagli di giornali dell’epoca e relazioni frutto delle indagini della Pasquinelli, vidimate da avvocati e notai, che ha condiviso con i lettori. Al termine della lettura di questo corposo testo – quasi 400 pagine- comprenderemo come “Maria non ha voluto colpire un uomo, ma un simbolo. E’ stata mossa non dalla volontà di compiere un crimine, ma dal desiderio di esprimere, con il suo gesto, un atto di protesta contro un’ingiustizia inferta al suo popolo. E’ stata guidata da un sentimento profondo, comune, universalmente condiviso: l’amore per la sua Patria”.