Si inasprisce il braccio di ferro tra la Croazia e l’Unione europea sulla cosiddetta lex Perković. Il portavoce dell’Esecutivo comunitario, Olivier Bailly, ha ribadito che la Commissione europea si attende una rapida e incondizionata modifica della legge. Il portavoce ha sottolineato pure che le dure posizioni contenute nelle lettere inviate a Zagabria dal commissario alla Giustizia, Viviane Reding, esprimono la posizione di tutta la Commissione europea.
“Nella lettera inviata dalla vicepresidente Reding si chiede tassativamente che Zagabria modifichi la legge in modo celere e incondizionato. Mi preme sottolineare questi due termini: celere e incondizionato. Per quanto riguarda la celerità, comunque, non viene posto nessun termine preciso, ma le autorità croate sanno bene che aspettiamo una loro tempestiva reazione, che ci informino su come intendano rispettare gli obblighi e adempiere alla richiesta della vicepresidente”, ha spiegato Bailly, ribadendo che Viviane Reding ha l’appoggio dell’intera Commissione europea, con in testa il suo presidente, José Manuel Barroso.
La Reding ha inviato una nuova lettera, la terza in ordine di tempo, al governo croato. In questa, si dichiara “sorpresa” per il fatto che il ministro della Giustizia croato, Orset Miljenić, nella sua missiva del 2 settembre, affermi che alla Croazia serviranno dieci mesi per modificare la legge, approvata pochi giorni prima della sua entrata ufficiale nell’Unione europea.
Tornando all’ultima lettera della Reding, da rilevare che si sostiene che, se non dovesse esserci una pronta risposta da parte di Zagabria, si valuterà la possibilità di introdurre le misure di tutela previste dall’articolo 39 dell’Accordo d’adesione. Olivier Bailly ha sottolineato, in questo contesto, che non è stata ancora presa una decisione su quando la Commissione europea si occuperà di questo caso e che si attende la prossima mossa della Croazia. “Solamente quando avremo a disposizione tutti gli elementi, decideremo se presentare o meno l’argomento al collegio dei commissari. Noi non vorremmo che si giungesse a tanto e ciò significa che tutto dipende dal governo croato”, ha ribadito il portavoce.
Per quanto riguarda la richiesta di modifiche di legge “incondizionate”, da fonti ufficiose si apprende che ciò significa che i ritocchi alla cosiddetta “lex Perković“ non vanno legati alle modifiche alla Costituzione, con le quali verrebbe abolita la prescrizione per gli omicidi aggravati, ovvero quelli a sfondo politico.
Il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenić, nella risposta indirizzata ieri l’altro a Viviane Reding, non ha nascosto la sua sorpresa per l’annuncio di possibili “misure di tutela”. Ha rilevato di ritenere che siano applicabili soltanto in caso di “serie manchevolezze nella realizzazione dell’acquis communitaire”. “Nel caso specifico, la Croazia non solo realizza e rispetta le disposizioni sui mandati d’arresto, ma si è anche presa l’obbligo di armonizzare la propria legge sulla collaborazione giudiziaria con gli altri Paesi UE”, ha sottolineato Miljenić. Egli, inoltre, ritiene che esiste un problema molto serio, che si riferisce al diverso trattamento dei Paesi UE su questioni identiche.
In questo contesto, ha ricordato che la Slovenia e la Repubblica ceca hanno introdotto limiti temporali, anche se ciò non è stato tema dei negoziati d’adesione. Il premier croato, Zoran Milanović, ha fatto presente, da parte sua, che il dialogo con Bruxelles deve svolgersi attraverso i canali diplomatici, con discrezione, e non sulla stampa.
(fonte “la Voce del Popolo” 7 settembre 2013)
Il commissario alla Giustizia dell’UE, Viviane Reding (foto www.computing.co.uk)