BRUXELLES La conferenza di adesione della Croazia all'Unione europea, fissata per venerdi' 26 giugno, e' stata cancellata. L’appuntamento – dopo i rinvii di quelli di marzo e aprile – doveva servire per fare il punto sui negoziati tra Zagabria e Bruxelles per risolvere il contenzioso sui confini. La decisione e' stata presa, dalla presidenza ceca dell'Ue, per «mancanza di progressi nel processo negoziale». «Nonostante i notevoli sforzi per facilitare una soluzione, i negoziati di accesso della Croazia rimangono bloccati e nessun nuovo capitolo può essere formalmente aperto o chiuso», afferma la presidenza Ue in un comunicato. «La disputa sui confini rimane una questione bilaterale che solo Slovenia e Croazia possono risolvere», aggiunge la nota.
L'avvicinamento della Croazia all'Unione e' fermo ormai da sette mesi, ossia dal momento in cui la Slovenia ha deciso di bloccare l'iter a causa dell'irrisolto problema del confine tra i due Paesi. Con il blocco, alcuni giorni fa, del capitolo ”statistica”, sono ormai 13 su 35 i capitoli negoziali che non possono essere aperti o chiusi per l'alt imposto da Lubiana. La motivazione e' sempre la stessa: i documenti presentati da Zagabria, a giudizio della Slovenia, pregiudicano la soluzione del contenzioso confinario.
Nelle due capitali, intanto, si tirano le somme dopo che la settimana scorsa e' definitivamente fallito il tentativo di mediazione europea portato avanti dal commissario per l'allargamento Olli Rehn, secondo cui e' arrivato il momento che Slovenia e Croazia affrontino e risolvano da sole il loro problema. A Zagabria, hanno ribadito quella che e' la loro posizione di partenza: la questione confini andrebbe risolta in base al diritto internazionale. «Nessuna altra soluzione puo' essere duratura e accettabile. Si tratterebbe di un pericoloso precedente» ha dichiarato il portavoce del ministero Esteri croato Mario Dragun.
A Lubiana, il premier Borut Pahor, al termine dell'incontro con i leader dei partiti parlamentari, ha dichiarato di essere favorevole a un nuovo giro di trattative, sempre con la mediazione dell'Ue. «In sei mesi sono stati fatti notevoli progressi – e' convinto Pahor – e sarebbe un peccato mollare». La Slovenia chiedera' ufficialmente a Bruxelles di continuare con la mediazione.
Se invece si dovesse ritornare al negoziato bilaterale, Pahor ha suggerito a Zagabria di rivedere ancora una volta l'accordo Drnovsek–Racan del 2001, raggiunto dai due premier ma poi bocciato dalla parte croata. L'opposizione slovena e' meno ottimista. C'e' spazio di manovra per negoziare, ma e' inaccettabile che la Croazia entri nell'Unione europea – questa la tesi degli esponenti dell'opposizione – prima che si risolva definitivamente la questione del confine. I tempi, pertanto, si preannunciano lunghi.
L'ex eurodeputato ed ex parlamentare sloveno, nonche' ex sindaco di Capodistria Aurelio Juri, intanto, per manifestare pubblicamente il suo dissenso nei confronti del premier e presidente del suo partito Borut Pahor per la linea dura adottata nei confronti di Zagabria, ha deciso di abbandonare le file del Partito socialdemocratico. (f. d.)