di MAURO MANZIN
TRIESTE I ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno dato ieri ”semaforo verde” all’Accordo di stabilizzazione e associazione della Serbia all’Ue. Si tratta del primo passo che porta successivamente al vero e proprio processo di adesione. Siamo di fronte indubbiamente a una decisione storica per quanto riguarda i Balcani occidentali in quanto, dopo l’adesione della Croazia, prevista per il 2011, il cuore della regione, ossia la Serbia, inizia il suo processo di avvicinamento all’Unione europea, un passo determinante verso la stabilizzazione dell’intera area.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso soddisfazione per lo sblocco del processo di ratifica dell'Accordo di associazione e stabilizzazione con la Serbia, indicando però che non è stato possibile risolvere ieri la questione dell'iter dell'adesione a causa dell'ostacolo posto dalla Germania.
«Ogni decisione relativa al dossier dell'allargamento ha bisogno prima di una decisione formale del Bundestag», ha reso noto Frattini. «Una larghissima maggioranza dei Paesi ritiene però che la domanda di adesione della Serbia debba essere esaminata il più presto possibile».
A proposito di un eventuale legame tra la richiesta di adesione della Serbia e la posizione di Belgrado sul Kosovo, Frattini ha detto che se fosse fatto «rappresenterebbe un pericolosissimo precedente».
Resta però il fatto che il ”nodo” del Kosovo dovrà, prima o poi, essere risolto anche perché ci sono ancora anche alcuni Paesi europei, leggi Spagna ad esempio, che non hanno riconosciuto l’indipendenza dell’ex provincia autonoma.
Frattini ha altresì aggiunto che «l'Italia sarà il primo Paese a ratificare l'Accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) con la Serbia, perchè in Parlamento maggioranza ed opposizione sono d'accordo». «L'Italia – ha precisato il ministro – sarebbe stata favorevole a sbloccare da subito anche la procedura per concedere alla Serbia lo status di Paese candidato, ma visto che per il momento ciò non è possibile, almeno abbiamo approvato la ratifica dell'asociazione e poi al prossimo consiglio, sotto presidenza di turno belga, dovremmo cominciare a discutere dell'adesione», ha aggiunto Frattini.
Le parole del ministro non fanno altro che confermare il ruolo di ”capofila” che all’interno dei Ventisette è stato guadagnato dall’Italia nel processo di allargamento a Est dell’Unione europea. Il ”caso Serbia” resta poi un ”caso simbolo” non fosse altro per i gossi investimenti commerciali che l’Italia, vedi la Fiat con l’acquisto della Zastava, hanno effettuato a Belgrado.
Belgrado da cui giunge un plauso unanime per la storica decisione presa ieri a Lussemburgo. Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente Boris Tadic uno dei principali assertori dell’europeismo nel Paese balcanico. Su tutto però pesa ancora la cattura del ricercato numero uno dei Blacani, ossia il generale Ratko Mladic, meglio noto come il ”boia di Srebrenica”. Ieri il vicepremier serbo responsabile per l'integrazione europea Bozidar Djelic è stato egli stesso a Lussemburgo per seguire da vicino l'importante riunione dei ministri degli Esteri Ue, ai quali tra l'altro il procuratore capo del Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) Serge Brammertz ha illustrato il contenuto del suo ultimo rapporto sullo stato della collaborazione della Serbia con il Tpi. Il 18 giugno Brammertz presenterà il suo rapporto sulla Serbia al consiglio di sicurezza dell'Onu a New York. Rapporto complessivamente positivo con l’unica ”macchia nera” della latitanza di Mladic.