di GABRIELE SALA
Il cielo davvero non ha frontiere. I confini sono un’invenzione dell’uomo e, a seconda delle intenzioni dell’uomo, possono unire e non dividere. È da questo assunto che è partito Marco Girardo, giornalista di Avvenire, idealmente accompagnato dal fotografo friulano Franco Paron, per compiere un viaggio là dove la barriera è diventata relazione, la diversità arricchimento, la povertà cultura. Il risultato di quel viaggio è ora nelle pagine del libro ”Il cielo non ha frontiere” (Ed. Paolonie, pagg, 120, euro 11,00), da oggi nelle librerie, e che sarà presentato domani da Renata Kodilja a Gorizia, alle 18 alla Libreria Antonini di Corso Italia. Il libro è un reportage dove il concetto di confine – un concetto mentale prima ancora che geografico e che sembra richiamare un’idea di separazione, di identità da rafforzare perché in pericolo, di un tracciato da rimarcare e da difendere – viene ribaltato per lasciare posto ad una idea di confine che genera identità consapevole della propria parzialità, relazione, apertura. Come suggerisce Giudo Bosticco nella postfazione: “Il confine implica l’esistenza di una comunità, di una comunicazione, di una molteplicità. Di una diversità. Che unisca o divida, senza il confine saremmo un unicum indistinto”.
E così Marco Girardo, autore dei testi e Franco Paron, autore delle fotografie, offrono la loro personale chiave di lettura: la macchina fotografica inquadra, scegliendo l’attimo, la scrittura ricorda, dilatando l’emozione. Immagini e parole: quest’osmosi ha guidato i due autori in sei piccoli confini d’Italia scoprendoli senza frontiere.
Sono storie di confini, ma soprattutto storie di vita – raccontate appunto con parole e immagini – che documentano come l’idea di confine inteso quale separazione e steccato non abbia mai trovato veramente spazio nella mente delle persone, soprattutto delle persone che vivono luoghi comunemente definiti di frontiera. I confini di cui si parla in questo libro hanno generato e continuano a generare pace, arte, festa, accoglienza reciproca e condivisione.
Il libro è un viaggio in sei confini d’Italia e d’Europa. Si tratta di località italiane che vivono esperienze border-line, comunità segnate dalla storia di guerre, dalla contaminazione di culture vicine o da eredità storiche, dalla presenza di limitazioni geografiche o, nel caso di Gorgona, l’isola di fronte a Livorno, dal carcere, luogo delimitato e sorvegliato per eccellenza e che qui è senza mura.
In ogni caso si tratta di storie di persone che il confine non lo hanno pensato astrattamente o elaborato teoricamente, ma lo hanno vissuto e lo vivono nella concretezza della quotidianità difendendo non solo per loro, ma per tutti, un patrimonio di valori di cui tutti abbiamo bisogno.
Due sono le tappe di questo viaggio nella nostra regione: Topolò e Monte Forno. Il primo lo conosciamo: Topolò (Topolovo in sloveno, Topoluove in dialetto sloveno locale e Topolove nella forma di compromesso adottata per la segnaletica stradale) è la frazione più popolosa del comune di Grimacco, in provincia di Udine. È stato a lungo il simbolo del luogo più dimenticato e sperduto di questa marca di frontiera, situato com’è nell'estrema parte orientale della provincia, a poca distanza dal confine con la Slovenia. Un pugno di case collegato con il fondovalle solo con sentieri e mulattiere fino al 1953, quando venne inaugurata l'attuale strada comunale che lo mette in comunicazione con il capoluogo di Clodig e quindi con la provinciale che conduce alla pianura friulana, e che oggi ospita ogni anno alcune manifestazioni che ne hanno fatto il simbolo della rinascita culturale al di là di ogni barriera. Le prime tre settimane di luglio, infatti, tutto il paese è coinvolto nella manifestazione Stazione di Topolò/Postaja Topolove, rassegna d'arte che consiste in recite, incontri, spettacoli, concerti, proiezioni video e cinematografiche e mostre di artisti internazionali. A luglio-agosto si svolge invece la camminata transfrontaliera Topolò-Luico/Livek, lungo un vecchio sentiero adornato da opere d'arte appositamente realizzate, per incontrare la comunità della vicina Slovenia. A fine settembre ha poi luogo la festa patronale in onore di San Michele, con una in una sagra paesana accompagnata da riti religiosi e degustazione di dolci tipici.
Girardo ci racconta tutto questo, come racconta cosa c’è su Monte Forno (1.508 m), nelle Alpi Giulie, punto di troplice frontiera, là dove si incontrano Italia, Austria e Slovenia. Lassù sin dal 1980 si celebra una festa dell’amicizia, ed è l’unico dei centotrenta punti del mondo dove si incontrano tre nazioni in ”cui si balla una volta all’anno provando a raddrizzare la storia”.