Dopo tanto silenzio e poca conoscenza, è doveroso adesso porre in risalto le sofferenze che gli italiani della Venezia Giulia, di Fiume e della Dalmazia hanno patito alla fine della Seconda guerra mondiale e perfino negli anni seguenti. È questo il messaggio che la cerimonia organizzata stamane dal Presidente della Camera dei Deputati, On. Lorenzo Fontana, ha voluto trasmettere, coinvolgendo in maniera significativa anche gli studenti di alcune scuole, tra cui le classi premiate al Concorso nazionale 10 Febbraio indetto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito in sinergia con le Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati.
Aprendo i lavori, Fontana ha evidenziato come il confine orientale italiano sia stato durante il secondo conflitto mondiale un luogo di massacri e di spostamenti coatti di popolazione dovuti soprattutto al fanatismo, mentre la democrazia ha dimostrato di essere lo strumento necessario per garantire la pacifica convivenza.
A moderare l’incontro Fausto Biloslavo, giornalista di guerra triestino che reca nella sua storia famigliare i segni delle tragedie che il 10 Febbraio vuole ricordare: «Non ho mai conosciuto mio nonno Ezechiele – ha spiegato l’esperto corrispondente di Mediaset e de Il Giornale – perché fu sequestrato dai partigiani comunisti jugoslavi durante i quaranta giorni di occupazione di Trieste nella primavera 1945: lui non aveva nemmeno fatto la guerra ma non tornò mai casa. Nell’altro ramo della mia famiglia, sono figlio di un esule che poco più che bambino dovette abbandonare con tutta la sua famiglia il suo paese nel cuore dell’Istria. Sono queste – ha aggiunto Biloslavo – crudeli storie di confine, un confine che per fortuna adesso non esiste più, poiché italiani, sloveni e croati condividono l’appartenenza all’Unione Europea»
«La conoscenza completa della storia e la creazione di una memoria comune sono alla base della pace per l’Europa» ha quindi affermato il Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Proprio questo territorio ha sperimentato tutti i totalitarismi del XX secolo, che hanno scavato profonde cicatrici, ma oggi questa regione a statuto speciale è diventata un esempio di convivenza, di rispetto delle minoranze e di collaborazione transfrontaliera, come potrà dimostrare ad una platea di livello continentale attraverso la vetrina di Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025.
Appassionato e di ampio respiro è quindi stato l’intervento dell’Avv. Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale di Trieste, il quale ha ben dimostrato che le stragi delle foibe ed il clima di terrore instaurato dal nascente regime di Tito che portò all’esodo del 90% degli italiani autoctoni abbiano fatto parte del più ampio piano finalizzato alla realizzazione di una rivoluzione comunista: «Per ottenere tale scopo – ha spiegato Sardos – vigeva il principio leninista del terrore: anche chi non aveva nulla sulla conoscenza doveva vivere nell’angoscia ed ogni oppositore o presunto tale del nascente totalitarismo andava eliminato, spesso anche insieme a tutta la sua famiglia. Combattenti di comprovata fede antifascista come i rappresentanti dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste, di Gorizia e dell’Istria furono perseguitati ed in molti casi eliminati proprio perché con il loro patriottismo democratico rappresentavano un ostacolo al consolidarsi della dittatura» Analogamente in territorio sloveno e croato furono decine di migliaia le vittime delle epurazioni politiche compiute dall’Ozna, il servizio segreto titoista che colpì non solo fascisti e collaborazionisti. I nuovi assetti confinari avrebbero successivamente convinto il regime di Belgrado a cacciare con ancor più determinazione gli italiani dall’Istria in quanto rappresentavano una potenziale quinta colonna a ridosso di una frontiera che ricalcava la cortina di ferro. «L’incontro del Presidente della Repubblica Mattarella con il Presidente sloveno Pahor alla Foiba di Basovizza – ha concluso il presidente del sodalizio patriottico – ha trasmesso forte e chiaro il messaggio di guardare assieme al futuro, condividendo le comuni sofferenze causate dal titoismo. Auspico che anche il Presidente croato faccia altrettanto»
È quindi intervenuto Paolo Valerio, direttore artistico del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia Politeama Rossetti di Trieste, per introdurre il docu-film sceneggiato assieme a Marco Ongaro e realizzato in pieno lockdown “Ricordare, portare al cuore”: «Nel periodo in cui scuole e teatri erano chiusi – ha spiegato Valerio – abbiamo sviluppato un progetto che era nato ai tempi in cui lavoravo al Teatro di Verona grazie alle testimonianze che avevo raccolto nella comunità esule giuliano-dalmata locale. Una volta si pensava che il cuore fosse la sede della memoria e quindi abbiamo scelto questo titolo»
È seguita quindi la proiezione del filmato, in cui gli attori della compagnia teatrale triestina interpretano testimonianze e testi che raccontano il clima di terrore instaurato dalle milizie partigiane e la disperazione che accompagnò la scelta dell’Esodo. Fanno da sfondo alle riprese luoghi simbolo come il Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste, il Monumento nazionale della Foiba di Basovizza ed Centro Raccolta Profughi di Padriciano.
A suggello della mattinata il Presidente della Camera Fontana ha, infine, premiato le classi vincitrici delle menzioni speciali del Concorso 10 Febbraio: l’Istituto Comprensivo “Italo Calvino” di Galliate (NO), l’Istituto “C. Colombo” di San Giorgio di Piano (BO), la SSIgr. “Ascoli” di Gorizia, gli Istituti Secondari “Manzù” di Bergamo, “Margherita di Savoia” di Roma e “Pertini” di Lucca.
Lorenzo Salimbeni