INTERVISTA A FAUSTO PAPETTI, CONSIGLIERE NAZIONALE ANVGD E DELEGATO ANVGD PER PERUGIA
I ricordi sono rimasti a Fiume, troppo piccolo per portarli con se, eppure le radici continuano ad esercitare un richiamo importante per Franco Papetti. Con Gianni Stelli (ancora un fiumano eccellente), è stato testimone e promotore del Giorno del Ricordo in Umbria. Regione che quest’anno ha vissuto un’evoluzione a tutto tondo tanto da diventare un esempio da sottolineare.
“L’Umbria è una regione particolare – spiega il dott. Franco Papetti – per i suoi percorsi storici, per la collocazione geografica ma anche per le sue scelte politiche. E’ noto che con la Toscana e l’Emilia Romagna è considerata una delle zone Rosse d’Italia. Questo per spiegare l’accortezza necessaria nel proporre riflessioni sulla nostra realtà di giuliano-dalmati. Nel 2005, la prima manifestazione dedicata ufficialmente al 10 Febbraio vide la presenza a Perugia di una paladina del negazionismo scatenando polemiche e reazioni”.
Lei aveva partecipato all’evento?
“Veramente avevo organizzato spontaneamente un incontro parallelo in qualità di Presidente di un Club Lions del territorio, spinto dal desiderio di coinvolgere gli altri membri in un discorso che ritengo importante e che la legge mi dava modo di affrontare pubblicamente. Mi riferisco alla tragedia delle Foibe ma soprattutto alle vicende legate all’Esodo che sono parte della storia nazionale e come tali vanno proposte e conosciute. Questi due avvenimenti hanno portato l’Isuc, l’Istituto per la Storia dell’Umbria contemporanea ad interessarsi agli argomenti e a chiedere la mia collaborazione. Così, nel 2006 è stato possibile organizzare un 10 Febbraio più consono all’impostazione ufficiale con il contributo di Lucio Toth, Marino Micich e Gianni Stelli”.
Personaggi che incontrava per la prima volta?
“Praticamente sì. Con Gianni ci ha uniti immediatamente la nostra fiumanità che Micich ha trasformato in una collaborazione costante e gratificante con la Società di Studi Fiumani, da qui anche la nascita di una delegazione locale dell’Anvgd che ora opera a tutti gli effetti. Ed è stato anche grazie alla Società di Studi fiumani che abbiamo avviato con l’Isuc tutta una serie di iniziative, la nostra presenza nelle scuole, la stampa di libri, progetti di seminari ed incontri. In Umbria si è cominciato a parlare di storia con la presenza di Raoul Pupo, Fulvio Salimbeni e una lunga lista di professori ma anche di letteratura con le lezioni di Elvio Guagnini, Patrizia Hansen e Donatella Schurzel ed altri ancora. Il progetto varato con l’Isuc ha un titolo ambizioso Istria, Fiume, Dalmazia laboratorio d’Europa che ben riassume il nostro impegno. Tanto che nel 2010 e 2011 ci siamo occupati della minoranza italiana in Slovenia e Croazia”.
Lei è laureato in economia, ha lavorato per colossi dell’industria alimentare, perché ad un certo punto ha sentito il bisogno di spendersi per questa “causa”?
“Ho sempre sentito il richiamo forte delle miei origini, dichiaravo dappertutto con orgoglio la mia provenienza, siamo gente che si porta dentro la passione per la vita. L’ho trasmessa anche a mia figlia che a sua volta ha sviluppato legami importanti con Fiume e l’Istria. Noi parliamo il perugino ma il dialetto dei miei genitori è presente, è parte di noi nei piccoli riti quotidiani, nel definire le cose anche con un altro nome. Vista la premessa, nel momento in cui sono entrato in contatto con l’associazionismo, tutto è venuto per via naturale, senza troppe domande, un normale flusso dettato da una maturazione anche interiore e dalla consapevolezza che sia compito di tutti noi onorare la nostra storia civile e umana. Credo comunque che il 10 Febbraio ci abbia offerto un’ulteriore occasione d’impegno”.
Per voi ha determinato il bisogno di entrare nell’associazionismo che a sua volta, con questa attenzione, sta cambiando. In che modo?
“Ci sono ancora troppe separazioni al suo interno che non hanno ragione di esistere. Abbiamo bisogno di unità per procedere, lucidi nell’approccio pragmatico, nel rapporto con le istituzioni, puntare su una rappresentatività forte visto che comunque gli obiettivi sono comuni e ampiamente condivisi”.
Molti temono che il Giorno del Ricordo possa divenire fine a se stesso, ridursi ad una sterile cerimonia…
“Un timore ampiamente smentito dalla coralità di questo 10 Febbraio. Per noi si è caricato di contenuti, di anno in anno, e sta ancora crescendo. Oltre al prezioso lavoro fatto con l’Isuc, il 15 febbraio ad Assisi, città della Pace per eccellenza, è stato inaugurato un Centro di Documentazione presso la Biblioteca con le nostre pubblicazioni, fornite dalla Società di Studi Fiumani e dall’Anvgd nazionale, oltre che dall’Isuc che ha pubblicato il risultato dei nostri interventi sviluppati nel corso dei seminari per le scuole. E’ l’inizio di un’altra bella collaborazione, un fondo a disposizione degli studiosi e del pubblico che intendiamo implementare. L’altro segnale è dato dal coinvolgimento delle amministrazioni locali. Quest’anno l’Umbria ha partecipato con tutte le principali città, invitando personaggi come Nino Benvenuti a fornire la propria testimonianza. Le cerimonie si sono svolte in sedi prestigiose, con la presenza dei ragazzi oltre che dei massimi esponenti istituzionali. Diciamo che è stato super
to il peso della marginalità che ci ha condizionati per tanto tempo”.
Ma cosa sanno di Foibe ed Esodo i ragazzi che incontrate?
“Poco, nulla. Hanno sentito qualche volta il termine foibe, l’esodo non sanno cosa sia. Ma rimangono colpiti dai sentimenti di italianità espressi dalla nostra gente. Le storie dei campi profughi, più ancora delle tragedie della guerra, svelano lo spessore di un popolo che ha saputo riscattarsi. Nel 150.esimo dell’Unità d’Italia, il nostro esempio è significativo. Finiscono per fare domande, chiedono di sapere e questo non è un risultato da poco”.
E’ anche il momento di allacciare nuovi rapporti con i rimasti?
“Noi tutti, siamo le vittime di una frattura storica. Inutile far finta che non siano volate parole grosse e che per un lungo periodo la realtà sia stata dominata dall’incomunicabilità. E’ un retaggio del passato che dobbiamo superare puntando su iniziative comuni per una ricomposizione di carattere intellettuale, culturale, di cui sentiamo la necessità anche a livello istituzionale. Nelle storie familiari, per fortuna, tutto ciò è avvenuto tanto tempo fa. Per molti di noi le vacanze a Fiume, in Istria o in Dalmazia sono costellate di momenti indimenticabili dentro e fuori le case dei parenti, ad esplorare le spiagge e le città, a cercare noi stessi, a capire perché a Perugia mi considerassero straniero. Perché sei alto, bello e biondo, diceva mia madre per consolarmi e intanto si rinsaldava il rapporto con quella mia terra lontana ma presente”.
Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it