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Un hotel di lusso dietro la ”lotta” di Daila (Il Piccolo 07 ott)

Cosa si nasconde dietro la lotta tra i frati benedettini di Praglia e la diocesi istriana di Parenzo-Pola per la proprietà del monastero di Dalia, terreni annessi? Secondo i documenti di cui è venuto in possesso il quotidiano croato “Vecernji List”, una speculazione immobiliare a cinque stelle. Tutto verte sul progetto datato 2003-2004 dello studio di architetti “Hohensinn architektur” di Graz denominato “Progetto Daila”, preparato su commissione della Benedetto Ltd. di cui sono proprietari la diocesi di Parenzo-Pola, la parrocchia di Daila e la Diözesane Immobilien-Stiftung (fondazione di proprietà della diocesi di Linz).

 

Appena i benedettini di Praglia sono venuti a sapere che cosa si stava preparando per Daila hanno immediatamente messo in moto le proprie leve presso il Vaticano. Nell’introduzione al progetto gli architetti spiegano come lo sviluppo turistico «abbia una forte valenza economica ma spesso non è in armonia con la natura e può incidere negativamente sulla qualità della vita». Bisogna quindi «sviluppare un turismo sostenibile». «L’Istria – proseguono i progettisti – offre un’eccellente qualità della vita, ambiente incontaminato, ottima cucina e pregiati esempi di architettura, tanto che la regione può essere paragonata alla Toscana o alla Provenza. Per questo motivo gli architetti di Graz enumerano tutta una serie di pre-condizioni quali l’adattamento ai siti esistenti, il mantenimento e lo sviluppo delle risorse naturali esistenti, creazioni di reti e di infrastrutture di pubblica utilità. Il progetto però di trasformare il monastero di Daila in un resort turistico a cinque stelle, con albergo, appartamenti di lusso, centro benessere, ristoranti e giardini è sfumato quando i benedettini di Praglia hanno fatto causa alla diocesi di Parenzo-Pola, alla parrocchia di Daila e allo Stato croato relativa alla proprietà degli immobili in oggetto.

 

«La società Benedikt non sta facendo nulla. È ferma. Io sto solo vigilando che vengano rispettati gli adempimenti di legge», spiega al “Vecernji List” monsignor Milan Zgrablic, parroco di Rovigno che assieme all’austriaco Karin Preining si occupa della società. «Questo stato di cose – precisa il prelato – si sta protraendo da quasi dieci anni. C’erano alcune soluzioni per Daila ma a quel tempo io non mi occupavo della società, se ne occupavano gli austriaci. Tutto dovrebbe essere nelle mani di un architetto, ma ora con i sigilli posti dalla magistratura al catasto tutto è fermo». E con ogni probabilità nulla sarà fatto di quanto progettato perché, come è noto, nel bel mezzo del contenzioso tra i benedettini di Praglia e la diocesi di Parenzo-Pola è intervenuto lo Stato croato che si è ripreso la proprietà dei beni oggetto della controversia. Alcune fonti però affermano che la diocesi ha già venduto parte dei terreni per la realizzazione di un campo di golf e parte dei boschi e degli uliveti all’imprenditore Ivan Vekic.

 

Fonti dell’arcivescovato di Zagabria sostengono che tutto si è svolto nei termini di legge. La diocesi ha ottenuto i terreni in cambio di beni immobili e poteva fare con loro ciò che voleva. Una parte è stata venduta, e quel che rimaneva si voleva investirlo in qualcosa di utile e di produttivo perché Daila è in una posizione molto interessante. Fonti ecclesiastiche croate sostengono che ora è chiaro come i benedettini di Praglia siano letteralmente impazziti quando hanno scoperto cosa si stava per fare sulle terre che una volta erano di loro proprietà e così il loro abate Norberto Villa, un ex banchiere, ha deciso di non lasciare niente alla diocesi di Parenzo-Pola. Per questo motivo ha messo in moto tutti i suoi agganci per arrivare fino al Vaticano e alla sua Segreteria di Stato per cercare di far fuori il vescovo di Parenzo e Pola. Per questo, raccontano le stesse fonti, i benedettini di Praglia, tramite il Vaticano, hanno sottoscritto l’accordo (firmato da un cardinale e non dal vescovo di Pola, sospeso solo per il tempo necessario ad apporre la firma) con la diocesi e si sono rivolti al tribunale di Buie. Ora però, con l’intervento dello Stato croato che si è ripreso Daila e i suoi terreni, il mega progetto a cinque stelle appare sempre più un sogno lontano e a perdere sono stati sia la diocesi di Parenzo-Pola sia i benedettini di Praglia. Almeno fino alla prossima mossa del Vaticano.

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 7 ottobre 2011

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