Stuparich

Un inedito su Giani (Giovanni Domenico) Stuparich

Il giornalista, ricercatore, scrittore Valentino Quintana, appassionato della storia del Confine Orientale, ha voluto dedicarci una conferenza, che ha definito di “assaggio”, parlando della personalità poliedrica di patriota, letterato e saggista di Giani Stuparich. Egli appartiene certamente, assieme a Svevo, Slataper, Quarantotti Gambini, Giotti, Saba, Bazlen alla cerchia di personaggi illustri che il Novecento triestino ha fornito alla letteratura nazionale e internazionale.

Quintana ammette che Stuparich è stato per lui il maestro spirituale, per gli ideali, il pensiero e l’azione che hanno animato e improntato la sua attività. In questa conferenza, che assume la fisionomia di una conversazione letteraria, il relatore ha proposto la biografia e le vicende di un allievo di Stuparich, Marcello Savalli, ebreo triestino, che, per la sua confessione religiosa, è andato a vivere in un kibbutz in Palestina. Successivamente, proponendosi come agente segreto nella brigata ebraica operante in Italia durante la Resistenza, Savalli ha sempre agito seguendo l’insegnamento del suo insegnante al Liceo Dante a Trieste, essendone profondamente influenzato tanto da proporre in Israele la traduzione dei lavori di Stuparich e di altri autori triestini e, così, facendoli conoscere ad un pubblico internazionale. Quintana lo definisce “anima candida e volontaristica”, profondamente intriso di quella cultura sionistica halutzista, che a Trieste accomunava religione ebraica e identità italiana. Fonda a Milano nel secondo dopoguerra il centro giovanile italiano del movimento pionieristico hecalutz, che incitava gli ebrei a trasferirsi in Palestina nella terra loro promessa.

Di Marcello Savalli Quintana ha presentato l’epistolario, indirizzato prevalentemente alla figlia di Giani Stuparich, Giovanna Stuparich Criscione. Nella corrispondenza traspare la figura di Stuparich, nel suo sentire profondissimo, nel suo credo politico, nel porsi sempre interrogativi che prediligono l’atto del pensiero rispetto a quello dell’azione: aveva risposto al motto “credere, obbedire, combattere” durante il periodo fascista con gli articoli Sentire, Ragionare e Amare sulla Stampa di Torino.

Le vicende personali di Giani Stuparich, o meglio quelle della moglie Elody Oblath, si complicano con la malattia (nevrosi) della moglie, che portano Giani ad un distacco da lei. Nasce un’amicizia soprattutto letteraria con Anita Pittoni, nipote del parlamentare socialista Valentino, artista triestina multiforme, alla quale si deve la fondazione della collana editoriale “Lo Zibaldone”.

Nello Zibaldone sono state pubblicate diverse opere di Gianni Stuparich, in particolare i suoi Ricordi Istriani, che costituiscono un’opera in cui si rende omaggio al fascino dell’Istria e se ne mette in evidenza il legame indissolubile con Trieste e la Venezia Giulia. Personalmente, proprio leggendo tali racconti mi sono reso conto della continuità che la penisola istriana costituisce con il territorio di Trieste, tale che ogni barriera separativa rappresenta una mutilazione di questa integrità.

Un esame più amplio della personalità letteraria e umana dello scrittore sarà compiuto in una prossima conferenza, sempre con il relatore Valentino Quintana, aperta alla partecipazione di estimatori della letteratura di questo periodo e di questa provenienza. La conferenza sarà il 9 giugno prossimo.

Claudio Fragiacomo
Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

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Il Piccolo - 07/05/2022
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