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Un libro sugli irredenti giuliani pentiti (Il Piccolo 08 giu)

«Il loro infelice incontro con la storia mi ha colpito e commossa, ho voluto darne testimonianza illustrando nel contempo il loro retaggio», dice Renate Lunzer, docente a Vienna di Letteratura italiana e studiosa della letteratura giuliana del Novecento: domani, alle 18, nella sala della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, in via Carducci 2, presenta l’edizione italiana del suo volume «Irredenti redenti, Intellettuali giuliani del ‘900» (edito da Lint Editoriale e dalla Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia, Trieste 2009, pagg. 472, euro 25). Al centro dell’analisi della Lunzer emerge il rapporto dialettico fra cultura italiana e cultura austriaca attraverso una serie di ritratti dei maggiori intellettuali giuliani: sono gli «irredenti redenti», gli innamorati di un’Italia ideale che non troverà riscontro nella realtà: eppure, dopo le disillisuoni della Storia, molti di essi diventano tra i più importanti mediatori dell’eredità austriaca in Italia. I nomi: Biagio Marin, Ervino Pocar, Giani Stuparich, Alberto Spaini, Umberto Saba, Scipio Slataper, Italo Svevo, il goriziano Enrico Rocca («Ai ghibellini guelfo e ai guelfi ghibellino»), Bobi Bazlen, Giorgio e Guido Voghera, Carolus Cergoly, l’indissolubile duo Carpinteri&Faraguna, Ferruccio Foelkel, Claudio Magris. Renate Lunzer spiega: «Intendevo indagare sulla cultura austriaca nella Venezia Giulia dopo il 1918; la prima guerra mondiale e la sua conclusione mi interessavano soprattutto come spartiacque. Con il progredire della ricerca mi sono immersa in una dimensione più profonda. Tra i più significativi mediatori culturali vi erano dei rappresentanti della generazione giuliana degli irredentisti e interventisti democratici che credevano di dover costruire un’Europa libera eliminando le potenze del passato e distruggendo quell’Impero plurinazionale al quale dovevano buona parte della loro formazione culturale e spirituale. Solo dopo, quando l’oppressione dei regimi totalitari faceva impallidire le inefficienti vessazioni dell’Austria, essi avrebbero capito la vera misura di quel mondo che avevano combattuto e sconfitto».

In Austria il volume della Lunzer era apparso nel 2002 con un titolo diverso, «Trieste, una dialettica italo-austriaca», voluto dall’editore semplicemente perchè il concetto italiano di redento-irredento nella lingua tedesca si applica solo all’ambito religioso ed è intraducibile nell’accezione patriottica.

Alla presentazione del volume, oltre all’autrice, intervengono Grazia Tatò e Sergio Tavano della Deputazione di Storia Patria ed Elvio Guagnini dell’Università di Trieste. Presentazione che avviene a Gorizia proprio per sottolineare il peso dei personaggi goriziani descritti nel libro, fra cui quell’Enrico Rocca che era già stato oggetto di altri studi della Lunzer. In ogni caso, sostiene il professor Tavano, «il libro intende riscattare la continuità di una civiltà austriaca e mitteleuropea che non è finita con il 1918, anche se si è fatto di tutto per distruggerla».

Sandro Scandolara

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