LETTERE
Il progetto riguardante la creazione di un museo destinato a valorizzare le peculiarità della civiltà delle terre dell’Adriatico settentrionale e orientale nasce contestualmente all’istituzione dell’Istituto regionale per la cultura istriana (Irci), poi denominato Istituto regionale per la cultura Istriano-fiumano-dalmata, cui l’atto costitutivo (art.5 della L.R. 62/1983) assegna il compito della «conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale delle tradizioni delle popolazioni istriane».
Al fine di poter svolgere tale funzione, all’Istituto è apparso subito indispensabile dotarsi di adeguate strutture, fra le quali la rete telematica, la biblioteca, l’archivio storico nonché la creazione di un museo che testimoniasse le tradizioni, la storia e le arti delle nostre terre perdute.
Nel corso degli anni l’Istituto ha provveduto alla creazione ed all’istituzione delle strutture di base, contando sulla collaborazione spontanea di numerosi studiosi e collaboratori, nonché sul finanziamento annuo della nostra Regione.
Per quanto invece riguarda il museo, ci è venuto in aiuto il Comune di Trieste sia per quanto concerne l’individuazione della sede del museo stesso, sia per l’assunzione di precisi oneri in ordine all'adeguamento della sede e al suo allestimento, sia alla gestione.
L’accordo con il nostro Comune ha previsto che le scelte scientifiche fossero affidate ad una commissione di esperti.
Infatti, le indicazioni circa l’utilizzo dell’edificio di via Torino (ex Ufficio d’igiene comunale) sono state individuate dal comitato scientifico promotore formato da esperti nominati dal Comune e dall’Irci e, parimenti, la gestione dell’allestimento museale è demandata ad una commissione di sette membri di nomina comunale, di cui tre indicati dall’Irci così come il curatore scientifico per affiancare il direttore del museo di nomina comunale.
Una rilevante mole di materiali è già disponibile, essendo costituita dalle masserizie degli esuli, ma il patrimonio si accresce in continuazione, arricchito da nuove donazioni, utili per completare il ventaglio di oggetti testimoniali adatti all’esposizione.
Accanto a questo nocciolo, la cui natura assume carattere prevalentemente etnografico, coesistono infatti la biblioteca e l’archivio storico, alimentati da una continua acquisizione di fondi documentari, testimoniali, librari provenienti da famiglie e studiosi legati a quella specifica cultura.
Ai fini dell’efficacia dell’iniziativa, risulta determinante il fatto che nello stesso sito trovino collocazione il museo assieme alla sede sociale dell’Istituto con la biblioteca e l’archivio storico e servizi annessi, compreso l’apparato multimediale.
Non quindi un museo «statico» o dedicato soltanto all’Esodo, ma un’istituzione viva e aperta alla ricerca, destinata ad illustrare e testimoniare i vari aspetti di vita nei territori perduti, non soltanto culturali e interrotta dall’esodo.
È un museo dedicato alla civiltà delle nostre terre, nel quale potranno trovare risposta alle loro domande sulla nostra storia gli studiosi ed i discendenti di tutti gli istriani, fiumani e dalmati.
Silvio Delbello
presidente dell’I.R.C.I.
(Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata)