Un secolo fa si compiva l’annessione di Fiume all’Italia

Ricorreva quest’anno il centenario dell’annessione di Fiume all’Italia al termine di un complesso iter militare, politico e diplomatico. Il 27 gennaio 1924 il Regno d’Italia ed il Regno dei Serbi Croati e Sloveni firmavano a Roma un accordo bilaterale con cui veniva spartito a tavolino lo Stato Libero di Fiume, a sua volta sorto al posto della Reggenza Italiana del Carnaro in base al Trattato di Rapallo del 10 novembre 1920. Gabriele d’Annunzio ed i suoi legionari abbandonarono Fiume al termine delle giornate del “Natale di Sangue”, ma lo staterello indipendente ebbe vita breve ed agitata poichè già il 3 marzo 1922 il governo Zanella fu rovesciato da un colpo di stato promosso da Francesco Giunta a capo degli squadristi fiumani e giuliani. Le successive trattative portarono all’assegnazione di Fiume all’Italia e di Porto Barros al regno slavo: il fiume Eneo che scorre a pochi passi dal centro del capoluogo del Carnaro segnava il nuovo confine di Stato.

Si completava così dopo rocambolesche vicende l’auspicio del Consiglio Nazionale Italiano di Fiume, il quale il 30 ottobre 1918, appellandosi al principio di autodeterminazione dei popoli, aveva chiesto l’annessione all’Italia. L’italianità culturale della città emergeva fin dagli statuti d’epoca medievale ed era stata riconosciuta nell’ambito delle autonomie concesse dai sovrani asburgici. Solamente a fine Ottocento il buongoverno ungherese che aveva tutelato le autonomie fiumane dalle rivendicazioni croate (Fiume era un corpus separatum nell’ambito della porzione magiara dell’Impero austro-ungarico) cedette il passo ad una magiarizzazione forzata, un processo di nazionalizzazione che costrinse gli autonomisti a scoprirsi irredentisti e a desiderare l’annessione all’Italia. Sorse in tale situazione la Giovine Fiume, organizzazione patriottica di chiara ispirazione mazziniana.

La tanto attesa appartenenza all’Italia avrebbe avuto breve durata, poichè il 3 maggio 1945 giunsero in città i “titini”, i quali attuarono l’epurazione politica degli oppositori all’annessionismo jugoslavo e crearono quel clima di terrore che fu alla base della scelta del 90% degli italiani di Fiume di intraprendere la via dell’esilio. Si attuò così un vero e proprio “urbicidio”.

Di questa travagliata vicenda parlerà Marino Micich (Segretario Generale della Società di Studi Fiumani e Direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume con sede al Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma) giovedì 21 novembre alle ore 18:00 nella videoconferenza organizzata dal Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia

DALLA “GIOVINE FIUME” (1905)
ALLA CADUTA DELLA CITTÀ (MAGGIO 1945)

che sarà in seguito visibile sul  canale YouTube ANVGD Comitato di Milano.

Introduce e coordina Anna Maria Crasti (Vicepresidente ANVGD Milano), saluto introduttivo di Claudio Giraldi (Presidente ANVGD Milano), parteciperà il “Gruppo dei Giovani”.

 

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.