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Un volume fa chiarezza sulle morti dei deportati (Mess. Veneto 17 mag)

“Registro delle vittime del confine orientale – Gli italiani e gli istroveneti”: questo il titolo del primo volume (di 320 pagine) uscito, nei giorni scorsi, in libreria (la prima a esporlo a Gorizia è “Antonini”), frutto del lavoro cominciato alla fine di dicembre del gruppo di storici italiani e sloveni sotto l’egida istituzionale della Regione Friuli Venezia Giulia e il coordinamento dallo scrittore e ricercatore Marco Pirina, presidente del Centro studi e ricerche storica “Silentes loquimur”.

Il compito dichiarato era quello di far emergere dagli archivi, quelli dell’ex Jugoslavia, ma anche quelli di Roma, i documenti fino ad oggi rimasti nascosti o non ancora organicamente contestualizzati in modo da fornire un quadro più completo sulla sorte dei deportati, a cominciare da quelli goriziani, soprattutto di coloro che non vennero uccisi subito nelle foibe, ma restarono per anni rinchiusi nei campi di prigionia. Nel volume appena uscito Pirina sottolinea che la ricerca è dedicata proprio «agli scomparsi senza un fiore», ovvero le «vittime dall’8 settembre del 1943 al 1950 di prelevamenti, uccisioni, sparizioni, infoibamenti, deportazioni in campi di lavoro e rieducazione da parte di partigiani sloveni e di partigiani di formazioni garibaldine in collegamento militare e politico con il IX Corpus sloveno».

Le vittime riportate nel registro sono civili, uomini e donne soprattutto della provincia di Gorizia, ma anche delle province di Trieste e Udine e dell’Istria, militari di area antifascista come i partigiani della “Osoppo Friuli”, carabinieri, uomini della Guardia di finanza, volontari bersaglieri, marò della X Mas, alpini. Per ognuno di loro, sulla loro storia, sono riportate tutte le informazioni che è stato possibile recuperare a cominciare dal giorno in cui furono “prelevati”: «Siamo arrivati a “incrociare” per ogni nominativo fino a 47 fonti diverse, in modo da fornire tutti i ragguagli possibili e controllare l’attendibilità delle informazioni – spiega Pirina – dalle testimonianze di parte italiana o slovena alle fonti ministeriali, dai documenti dei campi fino a materiale d’archivio che da poco è stato dissecretato, compresi gli archivi di Londra. Per alcuni ci sono anche i dati su quale fu la foiba in cui morirono. Molte notizie erano già conosciute dai familiari, ma per tante vittime sono emersi elementi del tutto nuovi, risposte attese per oltre sessant’anni dai parenti».

«È un lavoro di notevole mole – continua Pirina – che consterà in tutto di 4 volumi e permetterà di ricostruire in base a notizie documentate la sorte di 6200 persone scomparse in quel tragico periodo, di cui circa 1500 erano uomini e donne che risiedevano o lavoravano nel territorio della allora provincia di Gorizia. In questo primo volume ci sono anche numerose foto e riproduzioni di documenti». L’opera sarà presentata a Gorizia in giugno.

Piero Tallandini

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