L’XI edizione della Corsa del Ricordo si è appena conclusa nel Quartiere Giuliano-dalmata di Roma. Sono le 12.00 di una mattina piovosa e grigia, ma una luce diffusa sembra irradiarsi dal cippo carsico, monumento dei caduti, vittime delle foibe, portato dal Carso a cura dell’Opera Profughi che nel 1961 lo fece erigere vicino alla Casa della Bambina. La “Casa della Bambina giuliano-dalmata” è stata un istituto di accoglienza e istruzione delle bambine figlie di esuli: i lavori si svolsero fra 1953 e 1955, complessivamente il collegio ospitava 120 bambine dai 6 ai 12 anni.
Il cippo una ventina di anni fa fu poi ristrutturato con la costruzione a tronco di piramide, dove sorge attualmente. Accanto al monumento, domenica 11 febbraio ha avuto luogo l’inaugurazione della panchina azzurra in ricordo di 3 atleti in particolare e di tutti gli esuli che attraverso lo sport si sono riscattati ed hanno portato in alto il nome delle proprie terre d’origine. Lo sport, nella sua accezione più nobile è ponte culturale e sociale tra le popolazioni il cui unico desiderio è quello di vivere in pace.
«Nessuno in Italia ormai non sa che il Giorno del Ricordo appartiene a tutti. Un florilegio nelle scuole di iniziative relative al ricordo delle foibe, sono diffuse in tutta Italia, per seminare la pace che è una responsabilità di tutti» dichiara la presidente del Municipio IX, Titti Di Salvo, che presenzia l’inaugurazione della panchina, insieme alla preside della scuola intitolata a Giuseppe Tosi, insegnante di Pola, torturato e ammazzato nel 1945, e i rappresentanti delle associazioni storiche degli esuli giuliano e dalmati con sede nel quartiere: Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Società di Studi Fiumani – Archivio Museo Storico di Fiume ed Associazione Sportiva Giuliana.
A nome del coordinamento di queste sigle associative, Marino Micich (Società di Studi Fiumani) aveva dichiarato ancor prima dell’inaugurazione: «Con questa nuova opera si arricchisce ulteriormente il museo diffuso che sta prendendo corpo al Quartiere Giuliano-dalmata. L’autore della panchina e delle immagini è l’artista Massimiliano Bernardi, che risiede qua vicino ed ha preso a cuore la nostra storia»
Nella panchina azzurra compaiono tre sportivi emblematici, ognuno nella propria disciplina sportiva: Nino Benvenuti (campione mondiale dei pesi medi e superwelter di Isola d’Istria), Abdon Pamich (ex marciatore italiano, campione olimpionico ed europeo di Fiume) e Ottavio Missoni (ostacolista, velocista e stilista di Ragusa di Dalmazia, ma ben presto trasferitosi con la famiglia a Zara).
«Quest’anno – ricorda il senatore Claudio Barbaro, presente alla cerimonia – ricorrono i 20 anni dell’istituzione della Giornata del ricordo delle vittime delle foibe» e, appellandosi all’importanza dei simboli evidenziata da Titti Di Salvo, prosegue «La Corsa del Ricordo è diventata il simbolo, attraverso cui siamo riusciti a scuotere le coscienze, per celebrare una memoria condivisa».
Simonetta Lauri, tra i protagonisti delle attività culturali del quartiere Giuliano Dalmata e presidente dell’Associazione Sportiva Giuliana, lancia il ripristino del concorso che si teneva anni fa nelle scuole Il mio quartiere di ieri e di oggi: «La bellezza ci salverà. La profonda bellezza della memoria che si fa motore propulsare per la costruzione di percorsi di conoscenza, di solidarietà e di armonia».
E questo tipo di bellezza può (e forse deve) nascere nei banchi di scuola.
«La prima generazione di esuli arrivati in quello che allora era il Villaggio giuliano-dalmata conta ormai ancora pochi rappresentanti – spiega Donatella Schürzel, presidente dell’ANVGD Roma – ma la loro storia e la loro identità si sono trasmesse non solo ai loro discendenti, ma anche alla persone che sono venute poi ad abitare in queste vie in cui già l’odonomastica è tutta un richiamo alle nostre terre di origine»
Un’ulteriore nota simbolica arriva proprio dal secondo podio della Corsa del ricordo, il vincitore è originario dell’Egitto, ma dagli anni ’60 vive nel quartiere e anche lui si sente “esule” nel senso più pieno del termine. Una linea sottile che arriva fino al poeta Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria di Egitto e che soggiornò per diversi anni, proprio in una via, limitrofa al quartiere.
[adattamento dell’articolo di Amanda Coccetti tratto da Abba news – 12/02/2024]