Mercoledì scorso, nell’ambito della micro-rassegna “Spazi e percorsi di musica notturna e della tradizione rovignese”, l’affascinante Cittavecchia si è trasformata, grazie alla passeggiata-concerto intitolata “Col chiaro della luna…”, in uno scenario a cielo aperto dei tempi in cui la processione del Venerdì Santo era una variante locale della medesima processione praticata nella Basilica di San Marco a Venezia. La serata, iniziata nella Chiesa di Sant’Eufemia, è stata dedicata alla riscoperta e alla valorizzazione del repertorio polifonico dell’antica processione del Venerdì Santo a Rovigno, progetto realizzato dal coro “ITER Research Ensemble” della Facoltà di Musicologia di Cremona in collaborazione con l’Associazione e l’Ecomuseo “Batana”, con la direzione artistica di Giovanni Cestino e del rovignese Alessio Giuricin.
“Il progetto presentato questa sera al pubblico per la prima volta, è un lavoro di ricerca svolto dagli studenti e dai docenti della Facoltà di Musicologia di Cremona, accomunati dall’interesse per la tradizione canora rovignese”, ha rilevato Nives Giuricin, direttrice dell’Ecomuseo “Batana” nel suo intervento di saluto.
“L’iniziativa è il frutto di una ricerca musicologica, che ripropone il repertorio musicale polifonico tradizionale della processione praticata a Rovigno fino agli inizi degli anni ‘60 dello scorso secolo, andato poi scemando negli anni”, ha spiegato il direttore artistico del progetto, Giovanni Cestino.
Dopo i saluti, il numeroso pubblico ha avuto modo di sentire in tutto dodici canti polifonici sacri e “àrie da nuòto”, interpretate in dieci location dislocate nel nucleo storico di Rovigno, tra cui “Guarda che notte placida”, “Miserere”, “Nuòto da Louna”, “La pastorella”, “Marinar” e altre, ripercorrendo le tappe della processione devozionale del Venerdì Santo. Per l’occasione, a far rivivere questa tradizione, ormai interrotta, ci hanno pensato le voci persuasive del coro della Facoltà di Musicologia di Cremona, il Quartetto Vocale “Nuove Quattro Colonne”, il Trio “Viècia Ruvigno” e la SAC “Marco Garbin” della locale Comunità degli Italiani, sotto la bacchetta dirigenziale del Maestro Riccardo Sugar, con canti sacri e profani della tradizione locale, offrendo al pubblico un connubio performativo di questi due repertori. Il suggestivo finale del concerto ha visto l’esibizione d’assieme di tutti gli interpreti della serata, con il “Popule meus” e il “Sepulto Domino”, nella Chiesa di Sant’Eufemia. Un valido progetto, che ha catturato l’attenzione di cittadini e turisti, a conferma del fatto che i rovignesi portano da secoli nel DNA la passione per il canto e la musica in tutte le sue sfaccettature.
Roberta Ugrin
Fonte: La Voce del Popolo – 04/08/2023