Si è avviato sulle colonne del quotidiano triestino Il Piccolo il dibattito riguardo le cerimonie che verranno realizzate per celebrare i 70 anni del ritorno dell’Italia a Trieste (26 ottobre 1954-2024) dopo oltre un decennio di occupazione straniera.
In seguito al collasso politico, istituzionale e militare del Regno d’Italia avvenuto l’8 settembre 1943, infatti, il capoluogo giuliano assieme alle province di Gorizia, Udine, Pola, Fiume e Lubiana (annessa dall’Italia nel 1941) era stato incorporato nella Zona di Operazioni Litorale Adriatico che era sostanzialmente sotto diretto controllo del Reich nazista. Dopo l’effimera liberazione ottenuta dal Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste il 30 aprile 1945, il successivo primo maggio iniziarono i Quaranta giorni di occupazione jugoslava caratterizzati da deportazioni, processi sommari, uccisioni nelle foibe, marce forzate verso i campi di concentramento e proclamazioni unilaterali di annessione alla nascente dittatura comunista di Belgrado. Dal 12 giugno 1945 ci fu un Governo Militare Anglo-americano che rimase sostanzialmente in carica anche dopo il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947.
La questione di Trieste sarebbe esplosa fragorosamente nelle giornate di rivolta patriottica di inizio novembre 1953 con morti e feriti, in seguito alle quali la diplomazia internazionale si adoperò per addivenire alla soluzione poi rappresentata dal Memorandum di Londra.
Un convegno scientifico verrà organizzato in occasione del settantennale del 26 ottobre 1954 dalla Lega Nazionale di Trieste, ma ulteriori spunti sono stati forniti da due illustri storici della frontiera adriatica, Raoul Pupo e Giuseppe Parlato.
Lorenzo Salimbeni