Un ricordo che unisce sempre più italiani, una pagina di storia patria che diventa sempre più patrimonio condiviso di una comunità nazionale e la tragica fine di Norma Cossetto che è sempre più un simbolo del martirio del popolo istriano nelle foibe. L’istituzione del Giorno del Ricordo con la Legge 92/2004, il lavoro di ricerca e divulgativo delle associazioni degli esuli giuliano-dalmati fin dall’immediato dopoguerra ed un numero crescente di persone estranee all’ambiente della diaspora adriatica ma interessate a conoscere e a far conoscere la storia del confine orientale italiano hanno consentito di arrivare a questi risultati. Tra le varie iniziative fiorite al di fuori delle cerimonie istituzionali del 10 Febbraio ha riscosso particolare successo “Una Rosa per Norma”, manifestazione che ogni anno in concomitanza con il 4-5 ottobre (anniversario della morte di Norma Cossetto, Medaglia d’Oro al Merito Civile conferitale dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi) si svolge in sempre più città in Italia e all’estero con il coinvolgimento di comunità di nostri connazionali. Gli ideatori e promotori di questo evento, Maurizio Federici e Silvano Olmi, i quali non sono né esuli né parenti di esuli, sono stati insigniti dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la più antica e rappresentativa sigla dell’esodo giuliano-dalmata, con il Premio del Ricordo dedicato a Norma Cossetto appunto.
Si tratta di un riconoscimento ideato nel 2021 e che è stato conferito pure alla Regione Veneto (per l’impegno nella salvaguardia del patrimonio architettonico dei tempi della Serenissima Repubblica di Venezia in Istria e Dalmazia e per l’accoglienza di migliaia di esuli giunti dall’altra sponda dell’Adriatico) ed alla Fondazione Bracco, per aver finanziato al realizzazione a Milano del monumento dedicato agli infoibati ed agli esuli progettato da Piero Tarticchio, esule istriano e parente di vittime delle stragi compiute dai partigiani comunisti jugoslavi. Questa mattina presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, grazie all’ospitalità dell’On. Fabio Rampelli, vicepresidente dell’emiciclo di Montecitorio, si è svolta la cerimonia con cui la targa che rappresenta il Premio è stata conferita ad Olmi e Federici.
«Norma Cossetto non è solamente il simbolo delle violenze subite dalle donne e dagli istriani nel periodo delle stragi delle foibe – ha spiegato la Professoressa Donatella Schürzel, vicepresidente nazionale vicario dell’Anvgd – ma rappresenta anche l’emancipazione e l’autonomia di cui godevano abitualmente le donne istriane già all’epoca. Studentessa in procinto di laurearsi all’università di Padova con una tesi sui fenomeni geologici istriani (da cui il titolo del film che le è stato dedicato “Red land – Terra rossa”), già insegnava ed attraversava con la massima naturalezza l’Istria in biciletta alla ricerca di materiale per i suoi studi. Le violenze da lei subite sono le stesse che tantissime altre donne hanno subito in quel conflitto e purtroppo continuano a subire pure ai giorni nostri»
«Ero in servizio alla città militare della Cecchignola– ha ricordato Olmi, da poco presidente del Comitato 10 Febbraio – allorché ebbi modo di scoprire in maniera casuale nel 1983 l’esistenza del limitrofo quartiere giuliano-dalmata e la storia delle foibe e dell’esodo. Da allora mi sono documentato su questa pagina di storia nazionale dimenticata ed ho scoperto che nel viterbese da cui provengo almeno quindici tra finanzieri, carabinieri e pubblici dipendenti erano stati vittima del terrore titino che aveva colpito la Venezia Giulia in cui essi erano stati dislocati. Come se non bastasse la solidarietà che provavo per i nostri connazionali giuliani, fiumani e dalmati, ecco che avevo un’altra prova per dimostrare che i massacri compiuti dai partigiani comunisti jugoslavi a partire dal settembre 1943 dovevano essere portati alla conoscenza di tutti gli italiani. Nella nostra opera è stata preziosa la collaborazione con i comitati provinciali dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia»
Maurizio Federici è stato il vero ideatore della “Rosa per Norma”: «Senza l’aiuto di Silvano non sarei però mai riuscito a trasformare una cerimonia che avevo ideato su scala locale – ha spiegato Federici – in un evento che coinvolge 250 città in Italia e addirittura oltre i confini. Al di là delle cerimonie che avvengono a ridosso del Giorno del Ricordo mi era sembrato doveroso ricordare più specificatamente questa ragazza. Nemmeno io ho legami diretti con gli esuli e la loro tragedia, ma lo stesso spirito che mi ha fatto diventare donatore di sangue mi ha spinto anche a interessarmi di questa storia e ad adoperarmi affinché sempre più persone la conoscano»
AI tempi in cui era consigliere regionale del Lazio Fabio Rampelli fece approvare all’unanimità (salvo i successivi distinguo del Pds) un documento che promuoveva l’istituzione di una commissione che passasse al vaglio i libri di testo delle scuole per emendarli dalle faziosità ideologiche che ne contraddistinguevano alcuni, con particolare riferimento proprio alla vicenda delle foibe: «Già quando ero dirigente del Fronte della Gioventù avevo a cuore questa pagina di storia – ha affermato il vicepresidente della Camera – e la stessa attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni quando era coordinatrice delle nostre liste studentesche a Roma aveva organizzato una pacifica incursione in una libreria per mettere il timbro “Falso storico” sui libri che maggiormente avevano speculato o ignorato la storia del confine orientale, salvo poi pagare tranquillamente alla cassa il prezzo dei volumi che erano stati così danneggiati. Ancora oggi intendo portare avanti il mio impegno per una giusta conoscenza della storia senza interferenze ideologiche, orgoglioso di avere da sempre fatto parte di quella destra che ha assiduamente chiesto di riconoscere le foibe e l’esodo come momenti di storia nazionale e non solo locale»
È stata quindi consegnata la targa a Olmi e Federici con la motivazione «Sensibili alla tragedia giuliano-dalmata, con Una Rosa per Norma coinvolgono sempre più italiani nel Ricordo di un simbolo delle Foibe».
Lorenzo Salimbeni