Il 5 novembre del 1933, con l’inaugurazione del primo segmento dell’acquedotto istriano, da San Giovanni di Pinguente a Buie, si apriva una nuova stagione per l’Istria. Dopo secoli, anzi millenni di disagi dovuti alla perenne penuria d’acqua, la Regione finalmente poteva godere di un adeguato sistema di approvvigionamento idrico. L’acqua finalmente zampillava dalle fontane pubbliche e, anche se in misura minore, dai rubinetti. Si chiudeva un’era: quella del risparmio, della privazione, della »fatica« di raggiungere l’acqua dei pozzi, delle cisterne, delle centinaia di »lachi« disseminati sul territorio. Di questa »rivoluzione« che ha segnato il »prima« e il »dopo« della vita quotidiana in Istria si è parlato martedì sera a Trieste nell’ambito della serata dedicata alla presentazione della monografia bilingue »Alle fonti dell’Acquedotto istriano« pubblicata, in occasione dell’Ottantesimo anniversario dell’inaugurazione della struttura, dall’Agenzia culturale istriana di Pola in collaborazione con l’Acquedotto istriano di Pinguente.
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