La firma il 10 novembre 1975 del Trattato di Osimo, con cui l’Italia rinunciava definitivamente alla ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste (Istria nord-occidentale), non sconvolse solamente il mondo degli esuli giuliano-dalmati, i quali videro cedere alla Jugoslavia comunista l’ultimo lembo d’Istria.
Il Trattato prevedeva anche la costituzione di una Zona Franca Industriale sul Carso triestino, a cavallo del confine italo-jugoslavo. Un’operazione dal forte impatto ambientale e calata dall’alto senza alcun coinvolgimento della popolazione locale e delle categorie produttive, che sarebbe andata a vantaggio della grande industria che avrebbe potuto sfruttare la manodopera jugoslava a basso costo. La protesta di triestini ed esuli istriani fu vibrante nel capoluogo giuliano e fu avviata anche la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare finalizzata a chiedere l’istituzione di una Zona Franca Integrale nell’intera provincia di Trieste.
Le adesioni furono oltre 65.000, l’iter della legge fu poi bocciato in sede parlamentare, ma tutto quel coinvolgimento popolare avrebbe portato alla nascita della Lista per Trieste, movimento civico al quale aderirono rappresentanti dei partiti nazionali rimasti delusi da quanto stabilito dai vertici romani a loro insaputa (democristiani, socialisti e liberali), vi confluirono istanze patriottiche ed autonomiste, ambientaliste ed antipartitocratiche. Le elezioni comunali del 1978 videro per la prima volta nel dopoguerra a Trieste perdere la Democrazia Cristiana, che cedette il primato alla neonata LpT.
Per ricordare questo eccezionale movimento che fece di Trieste un laboratorio politico in ampio anticipo sui tempi, è stata proposta l’affissione di una targa sul palazzo che ospitò la prima sede del “Melone”, in quanto la Lista scelse come simbolo la sfera che rappresentava nelle sue varie sezioni le casate triestine di epoca medioevale, un monumento cittadino chiamato per la sua forma “melon” appunto. [LS]