Intensa commemorazione, ieri sera, della figura di don Francesco Bonifacio, infoibato 62 anni fa, al quale è intitolato il piazzale situato all’inizio del viale XX Settembre e che il 4 ottobre sarà beatificato a San Giusto. Davanti a una piccola folla e al cospetto dei labari, in rappresentanza di numerosi Comuni istriani, si è svolta una breve ma commovente cerimonia che ha visto la presenza del fratello di don Bonifacio, Nino, e di don Rocco, che in gioventù conobbe il prete infoibato. Don Rocco ha letto la preghiera collettiva, nel momento più struggente della cerimonia. È stata ancora una volta l’Unione degli istriani a voler commemorare don Bonifacio «ucciso e infoibato – ha ricordato il presidente, Massimiliano Lacota – a guerra finita e al quale il Santo Padre, Benedetto XVI, lo scorso 3 luglio ha riconosciuto il martirio». La cerimonia è stata accompagnata dai canti del Coro Arupinum.
Lacota ha ricordato che «su decisione del vescovo Ravignani la funzione religiosa in memoria di don Bonifacio si svolgerà nella cattedrale di san Giusto nel pomeriggio del 4 ottobre». Il sindaco Dipiazza ha ricordato di aver preso l’impegno «di risolvere, prima della fine del mio mandato – ha sottolineato – la drammatica e annosa vicenda degli esuli istriani, che aspettano giustizia».
Francesco Bonifacio, nato da modesta famiglia, frequentò le prime scuole a Pirano, poi il seminario a Capodistria. Ultimati gli studi teologici a Gorizia, dove fu ordinato presbitero nel dicembre 1936, a 24 anni, iniziò il mandato nella sua Pirano. Pochi mesi dopo fu trasferito come vicario a Cittanova d'Istria. Il 13 luglio 1939 fu nominato cappellano di Villa Gardossi, un comune agricolo dell'entroterra, tra Buie e Grisignana, che si rivelerà poi la sua ultima destinazione. Dopo l'8 settembre 1943, anche a Villa Gardossi la situazione degenerò. Don Francesco fu ucciso la sera dell'11 settembre 1946. Per anni non si seppe nulla della vicenda, fino a quando alcune testimonianze fecero luce sui fatti. In realtà, sui particolari dell'uccisione rimane difficile fare definitiva chiarezza: tutte le testimonianze concordano sul pestaggio e il finale infoibamento; solo alcune parlano di lapidazione, altre di accoltellamento, altre ancora di fucilazione. Sulla strada del ritorno da Grisignana, dov'era stato a visitare un confratello, venne avvicinato da quattro guardie popolari, che lo portarono in un bosco. Secondo alcune fonti, Don Bonifacio fu spogliato, deriso, preso a pugni e calci in faccia. Poi una pietra sul viso, due colpi di coltello. Infine la foiba.
Ugo Salvini