Roma, 9 gen. (Apcom-Nuova Europa) – La visita del ministro degli Esteri Franco Frattini a Pola ha per gli italiani dell'Istria, Fiume e Dalmazia "un altissimo valore morale prima ancora che simbolico". Lo dice ad Apcom Maurizio Tremul, presidente dell'Unione degli italiani, organizzazione che raccoglie i connazionali oltreconfine in Slovenia e in Croazia. Il ministro Frattini lunedì sarà a Zagabria, dove incontrerà le più alte cariche dello Stato croato, tenendo anche una lezione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Zagabria sul tema dell'Europa. Sulla via di ritorno, il capo della Diplomazia di Roma si fermerà a Pola, incontrando la numerosa comunità degli italiani che ancora vive nella città istriana, italiana fino al 15 settembre 1947.
"Visto la fitta agenda, il Ministro poteva non fermarsi a Pola. Il fatto che invece abbia deciso seppur brevemente di incontrare la nostra comunità dimostra il valore che l'Italia riconosce agli sforzi compiuti dai connazionali in tutti questi anni per difendere il carattere, la cultura e le tradizioni italiane in Istria, Fiume e Dalmazia", spiega Tremul.
Una visita, che segna un altro passo in avanti verso il tormentato processo di riconciliazione tra Roma e Zagabria e Lubiana, ancora divise sul giudizio e sulle ragioni che a fine guerra mondiale spinsero circa 350mila italiani ad abbandonare quelle terre in un vero e proprio esodo. Pola si svuotò quasi completamente: dei 31mila abitanti di allora, furono in 28mila a lasciare la città.
Proprio ieri, il presidente Danilo Turk ha accusato la politica di Roma di "deficit etico" sulla memoria del fascismo. Secondo Turk, riporta il quotidiano sloveno Delo, in Italia persiste "un deficit etico" sulle colpe del passato non ancora maturate con la "necessaria catarsi". Una precondizione indispensabile, per il leader sloveno, per poter affrontare nelle giusta prospettiva anche le violenze contro gli italiani di Istria, Fiume e Trieste compiute successivamente dal regime comunista jugoslavo di Tito.
Precedentemente, in un'intervista a 'Il Piccolo', il presidente croato Stepi Mesic aveva chiamato Roma a "un atto di riconciliazione" su quanto avvenuto al confine orientale italiano al termine dell'ultimo conflitto, "che onori le vittime innocenti di tutte le parti in causa, a patto però che non vengano messi sullo stesso piano il fascismo e coloro che contro il fascismo avevano combattuto". Un distinguo che ha trovato immediata risposta da parte di Frattini. Il ministro, sempre dalle pagine del quotidiano triestino, ha ribadito che "fascismo e nazismo sono stati un male assoluto", ma che, con riferimento alla tragedia delle foibe, "le vittime non hanno colore politico".
Una posizione condivisa anche da Tremul. "Bisogna riconoscere che ci sono state violenze orribili commesse dal fascismo prima e dal comunismo dopo. Quì, si sono perpetrati crimini a guerra finita, crimini contro l'umanità. Una pulizia etnica orchestrata per eliminare la presenza italiana in queste terre. Però – dice il presidente dell'Unione degli Italiani – di fronte alla morte, siamo tutti uguali. La riconciliazione non si può basare sulle condizioni. Deve passare attraverso il perdono e il riconoscimento delle colpe e delle ragione altri".
"Oggi – conclude Tremul – l'Europa è una garanzia per il diritto delle minoranze e delle lingue. Per questo auspichiamo, e ringraziamo l'impegno di Roma in questo senso, che la Croazia entri a far parte dell'Unione europea il prima possibile".