Ivan Nino Jakovčić, praticamente una leggenda. Amato e contrastato dentro e fuori il suo partito, la Dieta Istriana (DDI), così come si conviene a un politico in grado di prendere decisioni radicali, di proporre, inventare, tornare sui propri passi. Innovativo e passionale ma soprattutto alla testa, primus inter pares (primo tra i pari) di un movimento-partito che ha decretato conclusa la lunga scia della Seconda guerra mondiale in Istria. L’uomo che ha contribuito a traghettare la Croazia, e quindi la sua Istria, in Europa. Per tutte queste ragioni, in vista della realizzazione di un sogno – l’allargamento dell’Ue in queste terre oggi, 1.mo luglio – Trieste gli ha conferito venerdì sera all’Hotel Maria Theresia di Barcola, il Premio “Fulvio Tomizza” all’impegno civile e alla forza delle idee.
Voluto nel 2004 dal “Lions Club Trieste Europa”, il riconoscimento diventa corale nel momento in cui alla cerimonia di conferimento si sono schierati i rappresentanti della Regione Friuli Venezia Giulia (Francesco Peroni e i deputati Ettore Rosato e Francesco Russo), della Provincia e del Comune di Trieste, (il vicepresidente Igor Dolenc e l’assessore alle Politiche culturali, Franco Miracco), il vicepresidente della Regione Istriana, Miodrag Čerina e Oriano Ottočan, assessore alla collaborazione internazionale e alle eurointegrazioni, il sindaco di Pola, Boris Miletić, il Console generale d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani, il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, i rappresentanti del Crs di Rovigno e dell’IRCI, Giovanni Radossi e Chiara Vigini e quelli dei Club gemellati, tra cui anche Laurana e Fiume. Insomma, una festa ma anche un momento di riconoscimento ufficiale a una carriera politica di grandi successi.
“È vero – ha detto Jakovčić –, in Istria abbiamo lavorato tanto, con il concorso di tanta gente con la quale intendo condividere idealmente questo premio perché senza il loro appoggio, sostegno e aiuto concreto non saremmo riusciti a raggiungere questi risultati”. Per poi specificare: “Abbiamo rinnovato le infrastrutture, costruito nuove realtà ma il risultato maggiore non è nelle cose materiali ma nel clima che siamo riusciti a conquistare per un’Istria finalmente e idealmente ‘casa di tutti’, degli autoctoni e di chi l’ha scelta come luogo di residenza, perché l’Istria è vita”.
La commozione di Laura Levi Tomizza, moglie e compagna dello scrittore scomparso, è stata evidente. Vittorio Piccoli, che in serata è diventato – dopo il passaggio della campana – il nuovo presidente del “Lions Club Trieste Europa” di Trieste, ha ricordato la telefonata a Laura per comunicarle il nome del vincitore del premio Tomizza 2013: “Ah, che contenta che son, Nino xe l’omo che ga realizzado el sogno de Fulvio”.
Jakovčić ha raccontato di aver conosciuto Tomizza quando era andato a trovarlo nella sua Matterda e avevano parlato di tante cose. “Qualche giorno fa a proposito di Tomizza ho letto che non era abbastanza croato per i croati né abbastanza italiano per l’Italia, perfetto per quest’Europa che riconosce le sfumature di individualità complesse”.
Della diversità in queste terre, la DDI ne ha fatto una bandiera, un esempio in Europa, precorritrice di una nuova filosofia di vita e convivenza. Certo, molte cose devono ancora accadere, succederà col tempo perché è stato sparso un seme buono. Come spesso succede, chi precorre i tempi non viene compreso, magari viene guardato con sospetto, ma è il prezzo da pagare allo sguardo lungo e a quella sensibilità che cambia il mondo”.
Presidente, l’Europa fa paura a molti cittadini croati…
“Lo so ma mi sento di rassicurarli, sono un europeista convinto, certo la crisi mondiale non ci aiuterà a ottenere a breve i risultati che vorremmo, ci sarà da lavorare tanto perché ciò che vogliamo accada, ma sono convinto che la meta da raggiungere meriti tutto il nostro impegno”.
A commentare le motivazioni del premio è stato invitato Maurizio Tremul, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, il quale ha ricordato i momenti di impegno trasversale in Istria sui grandi temi come il bilinguismo, all’interno di un movimento “interetnico e intergenerazionale che ha riscaldato i cuori di croati, italiani, sloveni e di tanti altri, che a prescindere dalla loro identità linguistica, culturale, nazionale o religiosa, si sono riconosciuti parte di un’unica Comunità di destino.
Come ebbe a dire Edgard Morin: “L’Istria, un crogiuolo di popoli in cui figure come quelle di Ivan Jakovčić, assieme ad altri uomini e donne di buona volontà, hanno saputo pazientemente e con lungimiranza ritessere i fili di una convivenza evidentemente immanente al Genius loci, promuovendo lo sviluppo di una società aperta e dinamica, fondata sui valori di coesistenza pacifica delle diversità, del mutuo rispetto e del dialogo interculturale”.
A sessant’anni dall’esodo della popolazione italiana, in una terra che è cresciuta attraverso tanto dolore, il monito delle località abbandonate e vuote è diventato parte dell’identità di tanta gente che, in nome di questa sofferenza, di questo tributo di dolore già dato alla storia del Novecento, ha cercato di guardare oltre e inventare modelli che dessero dignità a quanto successo, trasformando la tragedia in speranza, la diversità in segno di ricchezza.
Nino è stato uno dei protagonisti di questa sfida. Nato a Parenzo da madre austriaca “che ha conosciuto l’Istria e ha deciso di farne la sua casa”, laureato in economia, parla correttamente tante lingue. Al pubblico del Lions e agli ospiti triestini si è rivolto nel suo ottimo italiano, dando così consistenza a quel multilinguismo e a quella multiculturalità che permettono alle genti in Istria di parlare ognuno la propria lingua senza bisogno di traduzioni, con naturalezza, serenamente. Anche questa è Europa, lo era prima che l’Europa lo ratificasse, continuerà ad esserlo. Lo hanno confermato nei loro indirizzi di saluto anche il Console d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani, il quale ha avuto “modo di toccare con mano la realtà composita di questa terra, dove l’Europa si respira con forza, dove l’italiano è presente, anche nell’amministrazione pubblica con alti incarichi affidati agli appartenenti alla comunità italiana. L’Italia ringrazia per quanto fatto, segue e apprezza, questo volevo testimoniare” -, ha detto.
Il primo premiato del Tomizza fu Predrag Matvejević e poi Fulvio Molinari e poi ancora Ciril Zlobec, invitato a intervenire come “decano – ha affermato lui stesso – e questo rivela la mia età. Ricordo Tomizza e il suo coraggio di parlare a Lubiana in tempi in cui ciò veniva considerato sospetto, d’altronde io venivo a tenere conferenze a Trieste con le medesime difficoltà. Questa trasversalità ante litteram ci univa, convinti come eravamo che fosse compito della letteratura essere trainante nella creazione di nuove sensibilità nel rispetto dell’altro”.
Concetti che sono stati espressi anche negli interventi dell’assessore comunale alla Cultura di Trieste, Franco Miracco, il quale ricorda Jakovčić a Venezia a ribadire il suo impegno per l’Euroregione. È poi di Francesco Peroni, a nome della Regione FVG, che si è soffermato sui rapporti economici, ma anche nel campo dell’istruzione e della formazione in atto con l’Istria.
Poi la consegna del premio: una statua di Livio Schiozzi, donata al Club dalla signora Rita, una colonna classica sulla quale troneggia un masso di pietra istriana, come Jakovčić, come lo stesso Schiozzi, che nei suoi ultimi anni, prima che la malattia lo strappasse agli affetti di chi l’ha conosciuto, aveva dipinto la pietra come in un ritorno alla terra dei padri, a quell’amore ancestrale che prima o poi riemerge, spinto in superficie da radici profonde che, in un terreno fertile, possono sperare di crescere e prosperare.
“Quanto mi manca Fulvio questa sera – ha confidato la moglie Laura – sarebbe stato felice, commosso, forse incredulo per l’epilogo positivo di tanta sofferenza, si sarebbe sentito finalmente a casa”.
Rosanna Turcinovich Giuricin
“la Voce del Popolo” 1 luglio 2013