Un forte vento neonazista sta sconvolgendo la pustza ungherese. L’estrema destra magiara, infatti, sta riscoprendo il culto della memoria del dittatore Miklos Horthy (1868-1957) che è stato alleato della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale fino all’ottobre del 1944 e che nell’estate dello stesso anno ha permesso che Hitler deportasse ad Auschwitz quasi mezzo milione di ebrei ungheresi. C’è sconcerto nell’Unione europea e in tutto l’Occidente per questo culto dell’ammiraglio Horthy al quale non si sottraggono neppure esponenti del partito di maggioranza Fidesz “capitanato” dal premier Viktor Orban il quale non ha mai espresso una posizione chiara proprio sulla questione Horthy. Intanto la “Horthymania” dilaga in terra magiara. Alla fine dello scorso aprile a Gyömrö, nei pressi dell’aeroporto di Budapest, hanno cambiato il nome del parco cittadino da “Parco della libertà” a “Parco Horthy”.
Agli inizi di maggio a Budapest, che l’ex ammiraglio dell’Impero austro-ungarico definì dopo la Prima guerra mondiale «un covo di peccatori giudei e bolscevichi» è stato organizzato un ballo durante il quale è stato raccolto denaro che sarebbe stato utilizzato per innalzare una statua al dittatore proprio nella capitale. Alla serata di gala hanno preso parte anche alcuni autorevoli membri del partito Fidesz tra i quali anche il vicepresidente del gruppo parlamentare. Ma non basta. A metà maggio a Sud del lago Balaton, vicino al confine con la Slovenia, l’estrema destra ha elevato una statua a Horthy. Oltre ad alcuni esponenti del clero erano presenti alla cerimonia anche i membri del gruppo di estrema destra dei Motards Goys. Ma già durante la prima notte l’avvocato di sinistra Peter Daniel ha colorato la statua di rosso e le ha appeso una scritta dove si leggeva: «Assassino di massa-criminale di guerra». Poi sulla sua pagina Facebook il legale ha giustificato il suo gesto come risposta ai crimini del nazismo a nome di tutte le vittime ungheresi e non della repressione anti-comunista.
Ricordiamo che Horthy è salito al potere nel 1920 dopo aver represso nel sangue un anno prima la rivoluzione di Bela Kun. Alcuni giorni dopo la casa dell’avvocato Daniel è stata assalita da un gruppo di circa 200 neofascisti e solo l’intervento della polizia ha evitato il peggio. Il 19 maggio a Debrecen, la seconda città dell’Ungheria per numero di abitanti, è stata scoperta una targa in onore di Horthy. Alla cerimonia ha presenziato anche il capo della Chiesa protestante ungherese, il vescovo Gusztav Bölcskei. Sulla targa si legge che l’ammiraglio si è battutto con la stessa forza contro il comunismo e contro il nazismo. In verità Horthy è stato un fedele alleato di Hitler. Nella primavera del 1942 affiancò alle truppe tedesche in marcia verso il Caucaso la seconda armata ungherese forte di 200mila uomini i quali tra il novembre del 1942 e al primavera del 1943 furono sterminati nella battaglia di Stalingrado. E fino alla fine dell’anno sono previste altre targhe e statue in onore del dittatore magiaro.
Bisogna precisare che molti ungheresi ammirano la figura dell’ammiraglio perché subito prima e agli inizi della Seconda guerra mondiale ha, in qualche modo, rimediato allo “schiaffo” della pace di Trianon in base alla quale l’Ungheria era stata privata di molti territori che erano suoi durante l’Impero austro-ungarico. Così nel novembre del 1938, come alleato della Germania, ha ricevuto un pezzo della Slovacchia (che al tempo si era affrancata dalla Cechia), nel 1940 una fetta della Romania, nell’aprile del 1941 tutta la Barania, la Ba›ka il Medžmurje e il Prekmurje dove gli ungheresi erano la minoranza. Dopo la guerra Horthy è morto in esilio nel 1957 in Portogallo. Ora la sua memoria torna a far discutere l’Ungheria. E l’Europa intera.