Il fotografo Slađan Dragojević ha fatto tappa nella località nel Comune di Grisignana, che sorse in una zona ricca d’acqua e di mulini durante l’impero austriaco. Completamente abbandonata dopo l’esodo, oggi non figura nelle guide turistiche e versa in uno stato di completo degrado.
Come dimostrato nell’ultimo servizio fotografico di Slađan Dragojević, dottore in fotografia di Buie, il nero è il colore dell’autorità, ma anche quello del mistero, dove istintivamente, in un ambiente che ricorda la notte e l’assenza di luce, risaltano le forme, per dare un senso misterioso e d’eleganza a un soggetto alle volte anche cupo, nostalgico o abbandonato. Dragojević questa volta ha portato i numerosi ammiratori dei suoi scatti a Vergnacco, vecchio paesino diventato fantasma dopo l’esodo. Un paese particolare nel cuore dell’Istria, lontano dalle mete turistiche, che non viene citato nelle guide turistiche. Un luogo che appare esattamente com’era 70 anni fa, con l’unica differenza che è senza abitanti e le case sono diroccate e invase dalla vegetazione, che la fa da padrona ovunque. Il percorso per raggiungerlo non è semplice: la fitta vegetazione sembra voglia impedire di raggiungere il paese sito in cima a una collina a 320 metri d’altitudine. Nelle foto quindi, il gioco del bianco/nero, con sfumature di grigio, accentuano questo senso di malinconia, in contrasti tra luci e ombre che conferiscono particolare interesse agli scatti.
”M’incuriosisce sapere che cosa farebbero gli americani se avessero un insediamento con zero abitanti, ricoperto da una vegetazione lussureggiante, inaccessibile e ripugnante, per molti spettrale. Permangono lo stupore generale e anche lo sconcerto per la devastazione degli antichi edifici in cui fioriva la vita, in cui vivevano persone, molte delle quali nacquero e morirono nel ‘nostro’ Vergnacco. Nemmeno la chiesa, eretta nel 1892, fu risparmiata dallo spietato saccheggio di tutto ciò che si poteva installare sulle case di nuova costruzione nella zona o altrove. Tutto ciò che era di pietra o ferro veniva rubato e modellato: ‘jerte’ (o erte), piastrelle, maniglie, recinzioni. È vero anche che la forza della natura ha fatto la sua parte, quindi il paese di Vergnacco è rimasto arenato, prigioniero dell’edera e della vegetazione minacciosa, in un vortice d’incuria, sprofondato nell’oceano della stupidità umana. Ma che non s’intraprende niente, ma proprio niente”, dice un po’ deluso Dragojević, mostrando la foto della chiesa, consacrata alla Madonna nel 1901 e ora sconsacrata, senza il portone d’ingresso, il tetto mezzo sfondato ma sempre ricca di affreschi. Alle sue spalle si trova un cimitero dal quale si gode una vista mozzafiato verso l’Adriatico.
Antico splendore
”L’abitato, oggi insediamento del Comune di Grisignana, sorse attorno a questa zona ricca d’acqua e di mulini durante l’impero austriaco – prosegue Dragojević –.
Fonti storiche confermano come sia stato un paese molto bello e curato, ricco d’arredi e in particolare di cornici in pietra bianca d’Istria sui palazzi, le cosiddette ‘jerte’, fino al 1960. Il borgo era relativamente grande, sviluppato su due strade, disponeva addirittura di un incrocio, sfoggiava alcune case a due piani con mansarda, a indicare il benestare dei proprietari. In quest’insediamento molto ricco, gli abitanti erano laboriosi e vendevano i propri prodotti nelle vicine Pirano e Trieste, ma quando furono create le zone A e B, e quindi i confini, il commercio cessò e la vita cominciò lentamente a svanire. Bisognerebbe indagare (forse lo è già stato fatto, ma le informazioni sono per noi inaccessibili), se gli abitanti abbiano lasciato da soli le proprie case, se siano stati espulsi da vari regimi o se siano andati a cercare fortuna altrove. Comunque sia, coloro che se ne sono andati, non sono più tornati”.
Domani, forse, il recupero
Avvicinandosi al paese, inoltre, ci s’imbatte in un’enorme quercia. “Un miracolo della natura, che non si trova ovunque. È enorme e magnifica nella sua esistenza e alcune fonti rivelano che ha più di cinquecento anni. È sempre diversa; cambia d’abito quattro volte all’anno e allarga i suoi rami enormi sfidando il tempo con forza e potenza. Il mio profondo inchino a un vecchio amico”, dice Dragojević, aggiungendo che stando a voci ufficiose, si pensa a un progetto di restauro della chiesa.
Speriamo sia così e che il progetto coinvolga anche tutto il resto del paese.
Erika Barnaba – 11/08/2021
Fonte: La Voce del Popolo