La linea Morgan fissata dagli accordi di Belgrado del giugno 1945 ed il confine italo-jugoslavo sancito dal Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 avevano lasciato in sospeso la questione di Trieste, che Winston Churchill aveva individuato come uno dei due cardini su cui correva la cortina di ferro che partiva da Stettino sul Baltico. Un’Europa divisa alla quale corrispondeva un Territorio Libero di Trieste (il cui governatore non fu mai individuato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) diviso in una Zona A sotto Governo Militare Angloamericano (sostanzialmente la provincia di Trieste) ed una Zona B sotto Governo Militare Jugoslavo (i distretti di Capodistria e di Buie).
Il 26 ottobre 1954 entrava in vigore il Memorandum di Londra che assegnava alla Repubblica italiana l’amministrazione civile della Zona A, nella quale l’anno prima manifestazioni per l’italianità erano state represse con morti e feriti, ed alla Jugoslavia comunista di Tito l’amministrazione civile della Zona B, ove aveva avuto luogo uno strisciante processo di annessione al regime titoista: Roma e Belgrado avrebbero riconosciuto le rispettive sovranità su questi lembi di territorio con il Trattato di Osimo del 1975.
Eppure, nonostante l’istituzione del Giorno del Ricordo, ancora tante questioni rimangono irrisolte e molte tragedie non sono state definite nei loro dettagli. Infoibati e deportati di cui nulla si è più saputo, beni abbandonati e politiche contrarie agli interessi nazionali italiani, sovranità non rivendicate e capziosi giustificazionismi. Molteplici sono gli aspetti ancora da analizzare ed il Comitato provinciale di Bergamo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha inteso farlo presentando recentemente il libro “Verità infoibate” scritto dai giornalisti Fausto Biloslavo e Matteo Carnieletto.