Da tempi immemorabili altamente vocata alla viticoltura, Verteneglio è a tutt’oggi circondata da distese di vigneti di malvasia, merlot e moscato, coltivati in prevalenza su terra bianca, che scendono quasi fino alla costa. Sono intercalati di tanto in tanto da rigogliosi uliveti. Il borgo, raccolto intorno alla piazza centrale del paese sulla quale domina la chiesa parrocchiale di San Zenon con il suo semplice campanile, è pittoresco. Calmo nelle giornate qualunqui, soprattutto in primavera e in estate, quando la gran parte della gente del luogo è impegnata nei lavori in campagna, si riempie di vita ad ogni grande occasione. Una di queste è la Festa della Malvasia, il vino più pregiato e rappresentativo del territorio, che si tiene ogni anno in estate e che viene promossa dalla locale Comunità degli Italiani. In tale occasione la folla assiste anche al Palio delle botti, una spettacolare competizione a squadre alla quale partecipano uomini e donne, promossa anni or sono in occasione del ventennale dell’Associazione delle Città del vino, della quale anche Verteneglio fa parte.
Nella zona, abitata fin dalla preistoria dagli Histri, esistevano in un lontano passato dei castellieri e anche Verteneglio era uno di questi. La cultura dei castellieri, che prende il nome dai borghi fortificati così chiamati, si sviluppò in Istria nell’età del medio bronzo per espandersi successivamente anche in Friuli, in Venezia Giulia, in Veneto e in Dalmazia. Durò oltre un millennio ed ebbe termine soltanto con la conquista romana, avvenuta non senza difficoltà, nel 177 a.C, anno in cui, dopo scontri armati e sanguinose battaglie, le legioni di Roma riuscirono a sconfiggere gli Histri. Verteneglio è ricca di reperti del neolitico e dell’era del bronzo.
Il più antico riferimento documentato su Verteneglio risale tuttavia al 1234, anno in cui la si cita in un atto di confinazione tra i territori di Cittanova e del castello di San Giorgio, rocca medievale alla foce del fiume Quieto. Nel documento il conte Mainardo è chiamato a decidere su una questione vertente tra Vosalco di Momiano, Enrico di Pisino e il Comune di Cittanova da una parte, e i signori di San Giorgio, Vidotto e Flabiano, dall’altra. Tra le varie località nominate nel documento appare anche Ortoneglo, a quei tempi nome con il quale veniva definita l’odierna Verteneglio (da Orto Negro, ovvero dal toponimo latino Hortus Niger in riferimento al tipo di terra che predomina nel luogo e nei suoi dintorni). Si presume tuttavia che il paese esistesse già prima di tale datam vista l’esistenza documentata dell’abbazia benedettina di San Martino, alla quale si accenna in documenti ecclesiastici già nell’anno 1000. Intorno al 1500 Verteneglio doveva essere già una borgata di notevoli dimensioni. Qui si ritirarono a quei tempi, per sfuggire a un’epidemia di peste, i vescovi di Cittanova. Si sa poi che proprio a Verteneglio, nel 1621, un certo Massimo Rigo, vicario di Eusebio Caimo, vescovo di Cittanova e già canonico di Aquileia, consegnava ad alcune famiglie buiesi una pergamena con la quale si voleva por fine alle liti sorte tra alcune famiglie a proposito del diritto di nomina del prete addetto alla locale chiesa della Beata Vergine delle Grazie.
Nella seconda metà del 16.esimo secolo il borgo faceva ancora parte delle parrocchie soggette alla Diocesi di Cittanova, ma nel gennaio del 1580, epoca in cui a visitarla fu il vescovo Agostino Valier, era già parrocchia a sè stante. Se un seclo prima Verteneglio venne risparmiata dalle pestilenze, non lo fu a cavallo tra il 1630 e il 1631, anni in cui, come si legge negli atti d’archivio, una seconda grave epidemia decimò la popolazione del luogo riducendola da 587 ad appena 326 anime.
Ma favorita da uno splendido clima e dai fertili terreni che la circondano a tutt’oggi, Verteneglio si riprese rapidamente, attirando nuovi abitanti dal circondario e coloni. Fu a quei tempi che si insediarono qui i Rigo e i Busin, facoltosi proprietari terrieri e negozianti in legname, pollami e prodotti alimentari. Dal Friuli arrivarono molti artigiani e altri commercianti. Sul finire del 15.esimo secolo come moltre altre località dell’Istria, Verteneglio è soggetta alla Repubblica di Venezia. La Serenissima fa a sua volta insediare nella zona nuovi coloni, che arrivano dalla Dalmazia e dal Montenegro. Sono i Barnabà, i Covra, i Da Lesina (Delesina), i Doz. Più tardi si insediano qui molte altre famiglie morlacche. La Repubblica di San Marco governerà Verteneglio per più di quattro secoli. Nella storia più recente farà parte dell’Illiria napoleonica, dell’Impero austro-ungarico, del Regno d’Italia, del Territorio Libero di Trieste, della Jugoslavia socialista e, dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, della Repubblica di Croazia. Oggi è una cittadina che ha circa 2.000 abitanti in gran parte dedicati all’agricoltura e al turismo e, come vi dirà con una punta d’orgoglio la gente del luogo, è “un piccolo paese tutto da scoprire”.
(Roberto Palisca
“La Voce del Popolo” 24 marzo 2012)