Qualcuno si è chiesto: ma perchè parlare di Ucraina, delle vicende dell’Africa magrebina, della Libia e del Medio Oriente in un ciclo di conferenze il cui tema ispiratore è la storia del Confine Orientale e le sofferenze patite dalla popolazione italiana di quelle terre?
Eppure, già precedentemente, con l’intervento del Prof. Segatti, si era cercato di esaminare le nostre vicende in un’ottica europea, cercando di leggere negli accadimenti soprattutto nell’Europa di Mezzo le somiglianze, i tratti comuni e quelli difformi con i nostri. Questa analisi permette di consegnare all’identità europea, anche se non ancora del tutto ben definita, le nostre vicende e inserirle in una memoria comune.
A proposito dell’Ucraina, sono comparse, parallelamente al conflitto bellico, come per incanto centinaia di trattazioni sulla storia di questa regione, che anch’essa si caratterizza per la maturazione di un’identità di nazione indipendente e che in questo caso abbraccia diverse identità linguistiche.
In altre parole, anche qui ci sono stati dei movimenti legati alla presenza di popolazioni miste, di diverse provenienze, ma che ad un certo punto sembravano aver raggiunto un equilibrio, malgrado la Federazione russa cercasse di attrarle nella sua sfera di influenza. Le vicende attuali richiamano alla mente, certamente su scala maggiore, gli avvenimenti e la triste storia del Confine Orientale.
Per una disanima degli avvenimenti, ci siamo avvalsi dell’esperienza di un giornalista, Matteo Carnieletto, del Giornale e coordinatore della rubrica InsideOver, collega di un inviato quale Fausto Biloslavo che ha vissuto e testimoniato le vicende dei Balcani e non solo. Le testimonianze raccolte in loco servono a dissipare quella cortina fumogena che le informazioni correnti lasciano nella mente dei lettori. Matteo Carnieletto, oltre che validissimo redattore, è stato inviato in Siria ed ha intervistato Bashar al-Assad, acquisendo sulle vicende medio-orientali una visione scevra da condizionamenti.
Dopo un breve accenno agli avvenimenti passati in Libia, si è soffermato più a lungo sulle vicende della Siria. Tali regioni costituiscono due teatri di guerra, che partecipano a quella che il Papa ha definito la “Terza Guerra Mondiale a pezzi”. È poi passato alla terza, l’Ucraina, fornendoci la sua visione dell’attuale conflitto, sostenendo la necessità per l’Europa di riprendere i contatti con la Federazione Russa, negoziando una pace che, inevitabilmente, dovrà prevedere delle rinunce territoriali da ambo le parti.
Con la sua narrazione ha contribuito a fugare alcuni luoghi comuni, soprattutto per quanto riguarda la propaganda, usata a fini esclusivamente politici dall’una e dall’altra parte.
Claudio Fragiacomo
Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
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