Videoconferenza dell’ANVGD Milano su Bajamonti e gli italiani di Dalmazia

Il Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia comunica che mercoledì 6 dicembre alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia e in differita dal giorno successivo sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano, in collaborazione con il Comitato ANVGD di Udine, il dottor BRUNO BONETTI (Vicepresidente dell’ANVGD di Udine, di famiglia paterna dalmata, con diretti ascendenti attestati in loco fin dall’anno Mille, già collaboratore di testate giornalistiche nazionali e locali) parlerà di:
Antonio Bajamonti e i Sindaci di Spalato
1860-1930
A noi Italiani non resta che soffrire
Antonio Bajamonti, nato da un nobile magistrato spalatino e da madre sebenzana, frequentò il liceo nella propria città natale e si trasferì in seguito a Padova, dove si laureò in medicina nel 1849. Nello stesso anno sposò la concittadina Luigia Crussevich.
Dopo aver prestato servizio per due anni come medico condotto a Segna, Bajamonti decise di abbracciare la carriera politica.
Tornato a Spalato, nel 1860 venne eletto podestà cittadino per il partito autonomista filoitaliano e – salvo una breve interruzione nel periodo 1864-65 – mantenne la carica per oltre due decenni fino al 1880. Fu anche membro della Dieta provinciale dalmata (1861-91) e della Camera dei deputati austriaca (1867-70 e 1873-79).
Per lunghi anni Bajamonti godette dell’appoggio di italiani e croati ed in questo periodo di relativa pace sociale fu il propulsore di importanti opere pubbliche, tra cui l’introduzione dell’illuminazione a gas, la costruzione dell’acquedotto e dell’ospedale, la creazione di scuole tecniche, la fondazione della Banca Dalmata e della società operaia. Per sua iniziativa Spalato fu anche dotata di una piazza circondata da gallerie, di una fontana monumentale e della diga foranea del porto.
Col crescere dell’atteggiamento filocroato di Vienna (teso a frenare l’anelito per la ricongiunzione alla Madrepatria dei dalmati), Bajamonti reagì con memorabili discorsi al Parlamento di Vienna dove denunciava l’arbitrio e la violenza compiuta dai croati austriacanti nei confronti degli autoctoni dalmatico-italiani. Il governo austriaco tentò allora di allontanare Bajamonti mediante l’offerta di una prestigiosa carriera consolare, ma ottenne un secco rifiuto. Fu così che, approfittando di un tumulto creato ad arte, nel 1880 fu sciolto il consiglio comunale e nominato un commissario governativo al posto di Bajamonti.
Bajamonti non si diede tuttavia per vinto e con grande impegno personale istituì la Società Politica Dalmata (1886) e la Società Economica Spalato (1888), finché, in stato di grave povertà per aver sacrificato il suo ricco patrimonio privato per difendere la sua provincia dall’aggressione slava, morì nella sua città natale il 13 gennaio 1891 non senza prima aver lasciato il suo testamento morale al tipografo-editore del suo giornale
Rimane famosa la sua frase:
A NOI ITALIANI DI DALMAZIA NON RESTA CHE SOFFRIRE
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