Il Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha realizzato con il professor ELIO VARUTTI, docente di Sociologia dell’esodo giuliano-dalmata all’Università della Terza Età (UTE) di Udine e coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine, e con CLAUDIO AUSILIO, già Delegato ANVGD di Arezzo, la videoconferenza “ESODO GIULIANO–DALMATA E CAMPO PROFUGHI DI LATERINA (1946-1963)“.
Si tratta di una storia che il Prof. Varutti ha raccolto nel libro La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, edito da Aska (Firenze 2021).
Le baracche di legno, poi di mattoni, in fila indiana, una dietro l’altra. Le finestre senza i vetri, solo le coperte per coprire il gelo e tese sui fili per l’intimità. Le latrine in fondo ai capannoni. Polvere e solitudine irreversibile, senso di smarrimento, radici perdute. I profughi del campo di Laterina, in provincia di Arezzo, si sentivano come pellerossa in una riserva.
C’era anche il filo spinato a farli sentire al di là di una barriera che sembrava non avere fine. E dentro, per gli esuli giuliano-dalmati dimenticati, ancora oggi ci sono le loro storie perdute che, come spettri, aleggiano in questo fazzoletto di provincia di cui si parla troppo poco.
Quegli esuli erano coloro che nell’immediato secondo Dopoguerra si rifugiarono in Italia per sfuggire al comunismo jugoslavo e alla sua opera di snazionalizzazione nelle terre della Venezia Giulia e Dalmazia, occupate dalle truppe di Tito e in seguito assegnate dalle potenze vincitrici alla Jugoslavia.
La vicenda del campo profughi di Laterina è infatti stata solo accennata nei libri fino a oggi. Dal 1941 al 1943, sotto il fascismo, questo fu un campo di concentramento per prigionieri inglesi, sudafricani e canadesi. Poi, per un anno, divenne un reclusorio sotto la sorveglianza nazista, ma dopo la Liberazione del Valdarno, avvenuta nel 1944 grazie alla VIII Armata britannica, si trasformò in un campo di concentramento per tedeschi e repubblicani della Rsi catturati al Nord fino al 1946.
Da allora fino al 1963, funzionò come campo profughi per italiani in fuga dall’Istria, Fiume e Dalmazia (si calcola che vi transitarono per periodo più o meno lunghi oltre 10 mila persone), terre assegnate alla Jugoslavia col trattato di pace del 1947.
Sono loro gli italiani della patria perduta. Patirono il freddo e la fame. Misero in discussione la propria esistenza, persero tutte le certezze. Tra i più anziani di loro ci furono casi di suicidio. A Laterina giunsero pure alcuni sfollati dalle ex colonie italiane.
Colpevolmente si parla troppo poco del dramma che questo popolo visse. I profughi istriani, fiumani e dalmati, sono vittime di una vicenda storica ignota ai più, vittime della loro stessa mitezza, senza neppure il conforto di sapere che altri conoscano la loro storia. E meritano rispetto.
Fonte: ANVGD Udine – 25/03/2024