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Vincenzo Fasolo, Zara lo ricorda con una mostra – 18giu13

Da Spalato e Zara a Roma: un percorso che accomuna tanti dalmati che si sono affermati con il loro estro e genialità su entrambe le sponde dell’Adriatico. Vincenzo – per amici e parenti Vinco – Fasolo (Spalato, 1885 – Roma, 1969) è uno di questi. Architetto spalatino, visse ed operò a Roma, mosso dalle suggestioni e dalla cultura della sua terra natale, continuando anche in ambito architettonico la felice simbiosi tra due mondi culturalmente, artisticamente e spiritualmente affini, lasciando testimonianza di un’arte spesso all’avanguardia.

Qualche mese fa, nella “città eterna”, Fasolo venne ricordato nell’ambito di una mostra sugli artisti istriani, fiumani e dalmati attivi a Roma e nel Lazio; ora la figura e le sue opere vengono presentate a Zara, grazie all’iniziativa della locale Comunità degli Italiani e della Società Dalmata di Storia Patria, con una mostra di progetti, schizzi e disegni provenienti dall’Archivio privato di Fasolo (conta un centinaio di cartelle di progetti, 500 quadri ad olio, 200 acquerelli, 150 litografie, 100 incisioni, almeno 20 metri cubi di scritti, appunti e schizzi), che si inaugura lunedì prossimo alle ore 20. L’esposizione verrà allestita nella Galleria dell’Archivio di Stato, e rimarrà aperta fino al 23 giugno. L’aspetto scientifico e l’allestimento sono stati curati da Irene Castelli, Vincenzo Fasolo jr. e Valentina Liberti, mentre il responsabile della parte organizzativa è Rina Villani.

Vincenzo Fasolo nasce a Spalato da Michelangelo e Andreina Allujevich. Primo di 4 fratelli Evangelina, Silvio (morto prematuramente), Guido e Antonietta, piccolissimo si traferisce in Italia dove il padre insegna chimica in diverse città italiane. In seguito a un incidente di laboratorio, il padre Michelangelo perde la vista. Nel 1900 si trasferisce a Roma; nel 1905 prende la cittadinanza italiana e si iscrive alla Reale Scuola d’Applicazione degli Ingegneri di Roma. Nel 1909 consegue la laurea di Ingegnere Civile. In seguito consegue il diploma con medaglia d’oro al corso di Decorazione Architettonica del Museo Artistico Industriale di Roma e il diploma di professore di disegno architettonico nella Reale Scuola d’Applicazione degli ingegneri di Roma. Nel 1910-1923 è assistente di ruolo nella Reale Scuola d’Applicazione degli Ingegneri di Roma; nel 1911-1936 è ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico di Roma e dal 1932 fa parte della Commissione Edilizia del Governatorato di Roma.

Nel 1913 si classifica secondo al concorso nazionale, bandito dal Comune di Roma, per la sistemazione del lato curvo di piazza Navona. Nel corso della sua vita Vincenzo Fasolo partecipa a numerosi altri concorsi, ottenendo importanti riconoscimenti, e fa parte di commissioni per lo studio della sistemazione urbana ed edilizia di alcune aree della città di Roma. Prende parte a mostre ed esposizioni durante le quali vengono presentati alcuni suoi progetti; tra gli altri quello per la Casa degli Italiani a Spalato, esposto alla III Biennale Romana del 1925. Intanto, nel 1917 inizia la sua collaborazione con la famiglia Torlonia: per incarico del principe progetta e dirige i lavori di costruzione della “Casina delle Civette”, sempre nella capitale italiana.

Assieme ad altri illustri architetti del tempo è promotore dell’istituzione della Scuola Superiore d’Architettura di Roma (1919-20), è docente di ruolo del corso di Stili e Storia dell’Architettura presso la Scuola Superiore, poi Facoltà di Architettura di Roma. Ne sarà preside e direttore dell’Istituto di Storia dell’Architettura dal 1954 al 1960. Inoltre, Fasolo insegna e tiene lezioni magistrali sul disegno e sulla storia dell’architettura presso diversi istituti e scuole universitarie. Nel 1928 viene eletto accademico di Merito dell’Accademia Nazionale di San Luca. In seguito riceverà altre onorificenze e riconoscimenti per la sua attività di architetto e studioso. Quindi fa parte del gruppo “La Burbera”, che propone uno sviluppo della città nel vasto settore compreso tra le due vie consolari Nomentana e Ostiense; progetta e realizza la sistemazione di piazza dei Signori e del palazzo del Comune di Zara; vince, con la ditta Aurelio Aureli, il concorso per il Ponte Duca d’Aosta a Roma; diventa architetto regolare della Reverenda Fabbrica di San Pietro, per la quale redige il progetto di sistemazione della cripta; progetta e dirige i lavori della ricostruzione del Duomo di Catanzaro. Si spegne nel ’69.

“Nato sotto il giogo austroungarico, nella sua dalmata Spalato, era un italiano che amava l’unità della sua patria, che prima di essere politica era stata di Roma e dei grandi dell’arte e della storia, non parole vuote ma l’amore semplice e sincero per quell’irripetibile insieme di paesaggio, popoli, architettura e storia che connotava, soprattutto in quei tempi, il suolo della nazione”, scrive il nipote Vincenzo Fasolo nel catalogo.

ir / “la Voce del Popolo” 14 giugno 2013

 

 

 

Vincenzo Fasolo, il progetto di sistemazione della Piazza dei Signori di Zara, 1929

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