di ANDREA MARSANICH
ZAGABRIA Nella macabra graduatoria delle regioni croate con il più alto numero di vittime del comunismo titino, il Quarnero è terzo, con 8.411 sventurati, rinvenuti in 22 fosse comuni e 4 singole. L’Istria, almeno per il momento, è molto indietro rispetto alla regione fiumana, con i resti di 780 vittime, ritrovati in 9 fosse comuni e in una singola.
Sono dati messi a disposizione dal Ministero dell’interno croato che, per bocca del suo titolare Tomislav Karamarko, ha annunciato di voler intensificare ricerche, scavi, riesumazioni e riconoscimento di persone liquidate dal regime jugocomunista, specie dai partigiani, durante e dopo il Secondo conflitto mondiale. Per le esecuzioni sommarie, avvenute un po’ in tutta la Croazia, quivi comprese le aree cedute dall’Italia alla Jugoslavia, fino ad oggi nessuno è stato processato e condannato, con stragi passate sotto silenzio per decenni, ma non per questo completamente dimenticate. Si sapeva e si sa dove avvennero parecchie uccisioni di militari, civili, donne e bambini, ma l’omertà, il terrore, l’assenza di volontà politica hanno impedito alla giustizia di fare il suo corso e agli uccisi di essere identificati e sepolti in modo dignitoso. Karamarko ha parlato di 718 siti in Croazia contenenti le spoglie di gente uccisa dal regime comunista, con 628 fosse comuni. Secondo stime attendibili, in tutti questi luoghi si troverebbero i resti di almeno 89mila vittime.
Secondo la polizia, che si basa su dati e informazioni raccolti un po’ ovunque, le cifre non sono definitive, destinate probabilmente a crescere in modo esponenziale in futuro, quale tragico retaggio di un periodo turbinoso e sottaciuto. Da qui la certezza che la Penisola istriana, teatro di eventi terribili 65 e più anni fa, cominci a scalare la suddetta classifica, con le sue foibe e fosse. Al primo posto si trova la Contea di Sisak, a Sud di Zagabria, dove finora è stata fatta luce su 108 fosse comuni e 11 singole, in cui si troverebbe quanto resta di ben 45mila persone. Sisak è seguita dalla Contea di Krapina, nello Zagorje, a Nordovest di Zagabria, dove stando alla polizia ci sono 130 buche comuni e 5 singole, con 12 mila vittime. Anche la Dalmazia è presente in questa tragica lista: la Contea di Zara ha 26 aree, con 957 morti, a Sebenico e dintorni ve ne sono 27, con 893 vittime, la regione spalatina annovera 30 siti e 1.239 vittime, quella ragusea 29 con 780 persone passate per le armi. In questi giorni si scava in via Kustosija a Zagabria, con riesumazione dei resti di persone liquidate nei primi giorni del periodo postbellico. La fossa è stata scoperta nel giugno 2010 e dovrebbe contenere le ossa di soldati tedeschi uccisi durante la loro ritirata dai partigiani. Lo zagabrese Milan Bituh, all’epoca giovanissimo, ha dichiarato ai mass media di essere stato testimone delle uccisioni perpetrate nel maggio 1945. «Non credo che i resti appartengano soltanto a soldati germanici – ha detto – furono liquidati anche ustascia e volontari russi».