di Milan Rakovac
Questa volta, cari lettori, devo metterla un po’ sul personale, a costo di sembrare maleducato. Me lo impongono le circostanze, visto che Walter Matulich (ci siamo conosciuti a Brescia la scorsa primavera) ricorda su “La Voce” (al mio ricordo che a rigor di legge sono nato come Emilio Luciano Racozzi), che a lui il cognome non è stato cambiato. Può questo, forse, relativizzare la prassi razzista legalizzata dal Regno d’Italia nella Venezia Giulia? Oppure negarla? Ma di questo alla fine dello scritto.
Visto che con alcuni colleghi, in coppie separate, sto preparando alcune realizzazioni letterarie e-mail, vorrei che anche Walter M. accettasse la mia idea di uno scambio reciproco di dialoghi e-mail da pubblicare in un libro, cartaceo ed elettronico, naturalmente. Ma Walter M. dice di non essere uno scrittore e non vuole imbarcarsi in tutto questo. Peccato, visto che dal punto di vista generazionale siamo vicini, come pure territorialmente e storicamente: potremmo quindi denunciare le nostre bugie storiche e nazionali, le manipolazioni, i miti, gli stereotipi, i pregiudizi… Altrimenti essi restano il nostro lascito (croato ed italiano), nel quale barcolliamo come sbronzi dal 1848 fino ad oggi. E questo dolce veleno dei nostri orgogliosi inganni nazionali lo lasciamo ai nostri figli…
Alcuni critici (quali la dott.essa Jelena Lužina, ad esempio), scrivendo di me, dicono che ho anticipato il post-modernismo con il romanzo “Riva i druxi”. Visto che non amo il post-modernismo, perché ritengo che uccida l’arte, perché parteggia per il permissivismo o il relativismo, ammetto però che uso già da decenni il “tecnicismo”, il “riduzionismo”, l’”informativismo”. Facendo propria la praticità dell’informatica, allora ancora in fasce, già trent’anni fa usavo mezzi tecnici per creare la letteratura; telefax, fotocopie, facsmili, perché sono un seguace della tradizione prosaica americana fiction-faction. So che acquisterò presto un libro elettronico che contiene centocinquanta romanzi, a quanto mi dicono gli esperti.
Leggo sui portali: „Secondo molti, l’anno che sta per finire è stato l’anno zero della rivoluzione e-book. L’arrivo dell’iPad ha costretto l’editoria a scuotersi dal suo confortevole immobilismo, i milioni di dispositivi per la lettura digitali venduti in tutto il mondo hanno fatto da detonatore per nuove e fantasiose iniziative editoriali… Basta dare un’occhiata ai dati sulla vendita di ebook nel terzo quadrimestre del 2010 per capire che sotto gli alberi natalizi, quest’anno, compariranno tanti pacchetti sottili a forma di e-reader. Dati IDPF indicano che rispetto a un anno fa, oggi si vendono almeno il doppio degli e-reader (negli USA si è passati da 46 a 119 milioni di dollari incassati in un quadrimestre). E mentre agenti letterari e case editrici ancora faticano a trovare un accordo per la vendita degli e-book dei loro autori più gettonati, le piccole case editrici stanno lavorando duro per costruirsi un solido futuro digitale. Giusto ieri, la Aie (Associazione italiana editori) ha reso noto dati secondo i quali il 6% dei titoli pubblicati quest’anno dalla piccola editoria sono in formato digitale. Delle 131 case editrici italiane che vendono libri anche in formato digitale, 94 appartengono alla piccola editoria… Mentre nelle piccole case editrici si lavora in silenzio a una rivoluzione dal basso, le grandi corporazioni spiegano le loro enormi vele per cavalcare il vento del cambiamento. Da pochi giorni Amazon, ideatore dell’ereader più famoso, il Kindle, è sbarcato anche in Italia con il suo parco libri. Google ha annunciato nelle scorse ore l’avvio di Editions, il suo canale per la vendita online di ebook. Non bastasse anche il negozio online IBS sta lanciando Leggo, il suo ereader personale. La quantità di titoli testimonia la vera rivoluzione: gli ebook vanno alla grande, i libri tradizionali mangiano la polvere. Almeno su Amazon… Gli ebook uccideranno gli editori? Un importante agente letterario pensa di sì… Ebook, ecco come saranno i libri del futuro”…
Forse, tornando allo scopo di questo testo, dovremmo mettere sull’EBOOK in primo luogo la significativa letteratura politica adriatica: Tommaseo, D’Annunzio, Vivante, Cialente, Bettiza, Tomizza, Nazor, Balota, Črnja, Pahor, Rebula, Pirjevec, Strčić… Ma anche i libricini irrilevanti dal punto di vista intellettuale, ma molto importanti dall’aspetto storico: Aldo Pizzagalli – “Per l’italianità dei cognomi nella provincia di Trieste”, o l’elenco ufficiale “Cognomi da restituire in forma italiana secondo R.D.I. 10 gennaio 1926. N.17”; contiene i cognomi che devono venire cambiati da Mattulich in Mattioli, nonché da Matulich in Mattei. La famiglia di Walter Matulich è stata risparmiata da questo privilegio, ma molte non lo sono state.
Perché fino all’amnistia e all’indulto storico non giungeremo mai con l’amnesia storica. E questa, l’amnesia storica, a causa dei relativismi e degli intrighi politici (nella politica, nella scienza, nell’arte, nei media) su entrambe le sponde dell’Adriatico, è l’arma più potente che mantiene in vita il passato come la vita stessa. E così avvelena la vita ai nostri eredi…