Il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo dell'esodo e dell'ingiusta annessione dei nostri territori alla Jugoslavia di Tito, come bottino di guerra. Con un'ideologia anti-italiana, ereditata dagli spettri dei nazionalismi sloveno e croato, l'espansionismo titino portò all'occupazione dell'Istria e del Quamero, come anche di altri territori di presenza, storia e cultura latina-italiana che erano in una stretta e armoniosa convivenza con l'etnos slavo rurale, che nel corso dei secoli ha creato legami familiari e di parentela.
Con la copertura propagandistica che considerava tutti gli italiani e gli slavi italofoni fascisti e nemici, i corpus titini e la famigerata Ozna misero in atto: massacri, infoibamenti, atti di sabotaggio, stupri, storpiature culturali, espropri e tradimenti intemi con appoggi alle vendette personali che innescarono l'esodo in massa. Più tardi, negli anni '50, con il nodo delle opzioni, l'esodo continuava ancora fino alla quasi totale cancellazione della nostra componente. La Jugoslavia di Tito dopo le trattative post belliche placò la sua sete espansionista concedendo a noi padroni di casa ridotti in minoranza dei diritti che oggi in democrazia fanno ridere!
Ma non fanno ridere certamente il coraggio e la tenacia di quelli che hanno tenuto vive le nostre tradizioni, la lingua di Dante con i dialetti nelle contrade, nelle vie e nei clivi, anche se ghettizzati nelle nostre piccole comunità e succubi al regime totalitarista e biforcuto. E grazie a quelle parole e alle iniziative dei rimasti che oggi l'italianità è viva e che esiste un terreno fertile e aperto per favorire rientri, riaperture e legami di ogni genere progressivo con i nostri fratelli esuli. Il nostro popolo è stato diviso da due barriere artificiali che dopo sono diventate tre! Due sono già cadute ora tocca alla terza! E dei negazionisti dell'esodo e delle stragi bisogna dire che sono uguali a quei nazisti neri che negano l'olocausto e l'esistenza dei campi di sterminio, soltanto che questi sono tinti dal rosso faraonico titino.
La questione dei nostri territori è ancora irrisolta. La vera e propria riconciliazione con la soluzione definitiva avverrà soltanto quando la Slovenia e la Croazia saranno decise ad ammettere che sono eredi di una sovranità federale Jugoslava che ha voluto cancellare un popolo di casa da sempre presente nell'area, e quando saranno pronte assieme all'Italia che ha ceduto il territorio per riparare i danni di guerra e i torti del fascismo a riconoscere che un territorio plurimo, ricco di storia al disopra di ogni nazionalismo di natura fisica italico mediterranea di due culture latina e slava, di risonanze varie di folclore, bello bitrilingue, multidialettale e di idiomi sparsi, deve essere assolutamente libero in tutte le sue potenzialità e volontà per creare benessere nella convivenza e nel rispetto reciproco. Per qualcuno la verità è scomoda e fa male, ma con il giorno del ricordo e il mantenimento della nostra cultura a casa nostra è venuta a galla. Tutti devono sapere che la storia è maestra di vita!
"Del Quamero le rive saluta/e di Zara le mura atterrate/oh mia Istria sì bella e perduta!/Oh mia Fiume, mia casa natal!". E sono certo che in una casa comune multietnica e senza confini, di carattere europeo, si canterà anche: "Oggi è giorno che in Patria torniamo, cittadini del mondo qual siamo, ai rimasti stringiamo la mano, sia per sempre bandito il patir!" Viva la nostra terra con i nostri Popoli!
Roberto Hapacher – Pola
(courtesy MLH)