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Viva la nostra terra multietnica (Voce del Popolo 15 feb)

Il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo dell'esodo e dell'ingiusta annessione dei nostri territori alla Jugoslavia di Tito, come bottino di guerra. Con un'ideologia anti-italiana, ere­ditata dagli spettri dei nazionalismi sloveno e croato, l'espan­sionismo titino portò all'occupazione dell'Istria e del Quamero, come anche di altri territori di presenza, storia e cultura latina-italiana che erano in una stretta e armoniosa convivenza con l'etnos slavo rurale, che nel corso dei secoli ha creato legami fami­liari e di parentela.

Con la copertura propagandistica che considerava tutti gli italiani e gli slavi italofoni fascisti e nemici, i corpus titini e la famigerata Ozna misero in atto: massacri, infoibamenti, atti di sabotaggio, stupri, storpiature culturali, espropri e tradimenti in­temi con appoggi alle vendette personali che innescarono l'eso­do in massa. Più tardi, negli anni '50, con il nodo delle opzioni, l'esodo continuava ancora fino alla quasi totale cancellazione della nostra componente. La Jugoslavia di Tito dopo le trattati­ve post belliche placò la sua sete espansionista concedendo a noi padroni di casa ridotti in minoranza dei diritti che oggi in demo­crazia fanno ridere!

Ma non fanno ridere certamente il coraggio e la tenacia di quelli che hanno tenuto vive le nostre tradizioni, la lingua di Dante con i dialetti nelle contrade, nelle vie e nei clivi, anche se ghettizzati nelle nostre piccole comunità e succubi al regime totalitarista e biforcuto. E grazie a quelle parole e alle iniziati­ve dei rimasti che oggi l'italianità è viva e che esiste un terreno fertile e aperto per favorire rientri, riaperture e legami di ogni genere progressivo con i nostri fratelli esuli. Il nostro popolo è stato diviso da due barriere artificiali che dopo sono diventate tre! Due sono già cadute ora tocca alla terza! E dei negazionisti dell'esodo e delle stragi bisogna dire che sono uguali a quei na­zisti neri che negano l'olocausto e l'esistenza dei campi di ster­minio, soltanto che questi sono tinti dal rosso faraonico titino.

La questione dei nostri territori è ancora irrisolta. La vera e propria riconciliazione con la soluzione definitiva avver­rà soltanto quando la Slovenia e la Croazia saranno decise ad ammettere che sono eredi di una sovranità federale Jugoslava che ha voluto cancellare un popolo di casa da sempre presente nell'area, e quando saranno pronte assieme all'Italia che ha ce­duto il territorio per riparare i danni di guerra e i torti del fasci­smo a riconoscere che un territorio plurimo, ricco di storia al disopra di ogni nazionalismo di natura fisica italico mediterranea di due culture latina e slava, di risonanze varie di folclore, bello bitrilingue, multidialettale e di idiomi sparsi, deve essere asso­lutamente libero in tutte le sue potenzialità e volontà per creare benessere nella convivenza e nel rispetto reciproco. Per qualcu­no la verità è scomoda e fa male, ma con il giorno del ricordo e il mantenimento della nostra cultura a casa nostra è venuta a galla. Tutti devono sapere che la storia è maestra di vita!

"Del Quamero le rive saluta/e di Zara le mura atterrate/oh mia Istria sì bella e perduta!/Oh mia Fiume, mia casa natal!". E sono certo che in una casa comune multietnica e senza confini, di carattere europeo, si canterà anche: "Oggi è giorno che in Pa­tria torniamo, cittadini del mondo qual siamo, ai rimasti stringia­mo la mano, sia per sempre bandito il patir!" Viva la nostra terra con i nostri Popoli!

Roberto Hapacher – Pola

(courtesy MLH)

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