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”Voce del Popolo” ridotta: le reazioni (Voce del Popolo 25 set)

Comitato esecutivo della CI di Fiume: appoggio ai giornalisti della «Voce»

FIUME – Promuovendo una serie di iniziative ed esprimendo pieno sostegno al quotidiano “La Voce del Popolo” e all’EDIT, si è insediato l’altra sera a Palazzo Modello il Comitato esecutivo della Comunità degli Italiani di Fiume per il mandato 2010 – 2014. Riunitosi alla presenza della presidente Agnese Superina, l’organismo guidato da Roberto Palisca – e formato da Marin Corva, Rosi Gasparini (vicepresidente), Ilaria Rocchi, Lucio Slama, Gloria Tijan e Silvana Zorich – ha adottato una serie di decisioni di natura tecnico-operativa riguardanti il funzionamento della sede e, come anticipato, ha approvato l’organizzazione di una serie di appuntamenti per dare il via alla nuova stagione di attività.

Tra gli eventi di maggiore rilievo, un concerto che coinvolgerà il violista fiumano di fama internazionale, prima viola dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma, Francesco Squarcia – questa sera (ore 18) protagonista a Villa Angiolina della “Regata violistica nel Mar Musica”, in occasione del 150.esimo dell’Unità d’Italia e per celebrare l’inaugurazione della nuova sede della Comunità degli Italiani di Abbazia –, e il tenore Voljen Grbac, da lunghi anni solista dell’Opera del Teatro nazionale croato “Ivan de Zajc”, con un programma di brani operistici e di musical. La serata dovrebbe svolgersi agli inizi del mese prossimo.

Su iniziativa della vicepresidente Gasparini è stata poi discussa anche la situazione in seno alla Casa editrice EDIT e in particolare i tagli subiti dal quotidiano “La Voce del Popolo”. Ciò che sta avvenendo è stato giudicato grave e deleterio per tutta la Comunità Nazionale Italiana ed è stato espresso pieno appoggio al giornale e ai giornalisti. Gasparini ha sollecitato sia la reazione dell’Assemblea della CI, quale organo che articola le istanze politiche dei connazionali fiumani, sia delle altre Comunità degli Italiani e istituzioni della CNI.

«Alle belle parole subentrino i fatti concreti»

Allorché ho preso in mano il nostro quotidiano di giovedì 23 settembre, l’assenza del colore mi ha trasmesso immediatamente tante cose, perché quell’edizione comunicava un messaggio chiaro. Da subito sono ritornato indietro con il pensiero, cioè al periodo in cui, come studente liceale, avevo iniziato ad acquistare e a leggere “La Voce”, un foglio che all’epoca – voglio essere sincero – consideravo alquanto “distante” o, forse, addirittura superato: con un numero di pagine minimo, dai contenuti non sempre di grande interesse, il cui interno sovente era “diafano” ossia con foto e testi non di rado sbiaditi.

Proprio per siffatte ragioni preferivo di gran lunga leggere dapprima il giornale triestino in abbinamento e solo dopo, quasi fosse una sorta di inserto, il foglio della nostra CNI. Nel frattempo però era successo un “piccolo miracolo”. I miglioramenti arrivarono a tappe e furono innumerevoli. Come prima cosa aumentò la foliazione quindi i contenuti, poi, in concomitanza con il sessantesimo compleanno de “La Voce” fu introdotto il colore che rappresentò, a tutti gli effetti, una rivoluzione, perché da quel momento ogni mattina avremmo trovato un giornale moderno, in linea con i tempi, che desiderava fortemente rompere i ponti con quella situazione certamente non rosea in cui era piombato grosso modo dalla dissoluzione della Jugoslavia.

Sembrava che i miglioramenti sarebbero stati duraturi, si parlava di finanziamenti che c’erano o che di lì a breve sarebbero giunti a favore dell’attività editoriale della casa editrice EDIT. Successivamente ancora arrivarono gli inserti speciali, numerosi, ben curati, ricchi di contenuti e apprezzati sia dai lettori sia dalla critica, la quale in varie occasioni li premiò. La nuova linea editoriale funzionava, altri cambiamenti furono notati anche recentemente nella veste grafica. Nel giro di breve tempo si fece un balzo non indifferente. Il nuovo corso, insomma, non era una sorta di “fuoco di paglia”, anzi, aveva ridato dignità a quello che è l’unico giornale italiano sulle sponde dell’Adriatico orientale.

Dopo aver letto il comunicato pubblicato in prima pagina, invece, ci rendiamo conto che tutte le speranze, i progetti e le ambizioni sono crollati. In un colpo solo tutti gli sforzi sono svaniti. Giocoforza si deve ritornare al punto di partenza o quasi, facendo non uno bensì tanti – troppi – passi indietro. Se tutto questo è il risultato delle bizze della burocrazia italiana, dei suoi tempi lunghissimi – che già in varie occasioni hanno contribuito al naufragio di progetti che non poterono essere attuati a causa dei blocchi dei contributi –, di cavilli più o meno comprensibili e del suo non tener affatto conto dei bisogni – quasi si volesse compiere una sorta di “dispetto” – di coloro che, dopo i cataclismi del Novecento, rappresentano e sono la testimonianza viva di ciò che rimane della componente italiana a oriente di Trieste, allora non possiamo far altro che essere indignati, per usare un eufemismo.

Auspichiamo che quanto paventato nel mesto comunicato non rappresenti il prossimo stato delle cose a cui dovremo abituarci e che si trovi una soluzione. Al tempo stesso ci appelliamo ai rappresentanti istituzionali di Roma affinché sciolgano la matassa e ridiano ossigeno ad un giornale prodotto da persone che pensano, ragionano, scrivono e sognano (nonostante le disillusioni che periodicamente si abbattono) ancora nella lingua di Dante e sono orgogliose di farlo. Dopo le belle parole pronunciate qualche giorno fa a Pola attendiamo i fatti concreti.

Kristjan Knez

«Una realtà viva che esprime la nostra identità»

Egregi signori,

Con la presente desidero esprimere a nome mio e a nome di tutto il Dramma Italiano, l’incondizionato appoggio e la solidarietà all’Ente Giornalistico Editoriale EDIT, al suo direttore Silvio Forza, ai caporedattori delle testate giornalistiche e a tutti i dipendenti e collaboratori, per l’incresciosa situazione finanziaria in cui la Casa editrice si è venuta a trovare, situazione che rischia di comprometterne seriamente l’attività ed il futuro.

L’EDIT non è solo una delle massime espressioni della cultura della Comunità Nazionale Italiana di Croazia e Slovenia, ma è una realtà viva e vitale, grazie al cui impegno costante gli italiani che vivono in queste tormentate terre di confine sono riusciti non solo a mantenere, ma a sviluppare, in un contesto non sempre favorevole, una propria identità precisa, il chiaro concetto del valore di sé.

La direttrice del Dramma Italiano
Laura Marchig

«Siete la speranza per il futuro della CNI»

Sono un lettore della versione on-line della “Voce del Popolo”. Italiano (milanese) ho sposato una donna croata (zagabrese) e ho conosciuto le bellissime terre di Istria e di Dalmazia nei miei viaggi e nelle mie vacanze. Vivo ogni anno la nostalgia del popolo che tanto ha dato alla cultura e alla storia dalmata.

L’EDIT mi è sembrato il più vivo presidio pubblico di questa storia e di questa memoria, e allo stesso tempo è la testimonianza della vitalità e della speranza per il futuro della comunità italiana. Sembra che essere dimenticati dalle autorità italiane sia ancora oggi il destino che accompagna gli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia…

Spero con tutto il cuore che le vicende finanziarie trovino sviluppi positivi. Intanto esprimo solidarietà e vicinanza, in primis, a tutti i dipendenti e i collaboratori, che della vicenda pagano il prezzo più salato, con la riduzione di lavoro e stipendio.

Coraggio. Non mollate.

Gianluca Zanoletti

«Siamo nella stessa barca ma non ci arrendiamo»

Gentile caporedattore, Due righe soltanto per manifestare tutta la mia solidarietà a lei e ai colleghi giornalisti in questo difficile momento. NeI vedere l’edizione di ieri e nel leggere le righe che annunciavano tagli ho provato rabbia e tristezza. La nostra “Voce”, che leggo ogni mattina per prima, da oltre 25 anni, in cui ritrovo la mia terra, le mie radici, il mio modo di intendere la vita e l’orgoglio di appartenere a questa cultura, deve poter continuare ad esserci e a crescere. Possibile mai che non si possa svolgere questo, che per noi non è solo un lavoro ma una missione, in maniera dignitosa? Perché continuiamo ad essere sempre e comunque minoranza? Lo sapete, anche per noi di TV Capodistria i tempi non sono rosei, abbiamo tagliato programmi e trasmissioni che il pubblico aveva dimostrato di gradire. Siamo nella stessa barca ma non ci arrendiamo. Tenete duro, speriamo in un’inversione di tendenza.

Un saluto e un abbraccio

Laura Vianello
redazione culturale TV Capodistria

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