ZAGABRIA (Reuters) – L'ambasciatore israeliano in Croazia ha condannato oggi la celebrazione del funerale per il comandante a capo di un campo di concentramento attivo durante la Seconda guerra mondiale, dicendo che ha insultato la memoria di coloro che hanno perso la vita nel lager gestito dal regime croato degli ustascia, alleati dei nazisti.
Dinko Sakic, comandante del campo di Jasenovac nella Croazia nordorientale durante il secondo conflitto mondiale, è morto la scorsa settimana a Zagabria all'età di 87 anni mentre scontava una pena in carcere per crimini di guerra.
"Sono convinto che la maggior parte del popolo croato è scioccata dal modo in cui si è svolto il funerale per il comandante e assassino di Jasenovac, vestito con un'uniforme ustascia", ha detto l'ambasciatore di Israele Shmuel Meirom in un comunicato scritto all'agenzia di stampa statale Hina.
"Allo stesso tempo, condanno fermamente le parole inappropriate pronunciate dal sacerdote che ha celebrato il funerale, che ha definito Sakic un modello per tutti i croati. Sono convinto non sia l'atteggiamento ufficiale della Chiesa cattolica in Croazia".
Secondo quanto riportato dal quotidiano croato Vecernji List, Sakic è stato sepolto in uniforme ustascia e descritto dal prete durante il funerale come "una persona di cui i croati devono essere orgogliosi".
Meirom ha detto che l'accaduto non contribuisce alla formazione di un'immagine positiva del paese, che ha "fatto sforzi ammirevoli negli ultimi anni per condannare gli anni del regime ustascia".
Lo stato fantoccio filo-nazista croato dal 1941 al 1945 ha condotto persecuzioni ed esecuzioni di massa. Decine di migliaia di ebrei, serbi, rom e croati anti-fascisti sono morti a Jasenovac, uno dei peggiori campi di concentramento della regione.
Sakic era stato condannato nel 1999 a 20 anni di reclusioni – la pena massima all'epoca per crimini di guerra – dopo essere stato estradato dall'Argentina, dove ha vissuto dopo aver lasciato il suo paese alla fine della Seconda guerra mondiale.
Il processo fu significativo per la Croazia, con il presidente Franjo Tudjman, morto nel 1999, spesso criticato per le sue politiche nazionalistiche e accusato dalle comunità ebraiche di voler minimizzare le atrocità del regime ustascia.