ZARA Niente restauro ma semplice manutenzione per il bassorilievo del Leone marciano, incastonato nel bastione della Cittadella a Zara, nelle immediate vicinanze della Fossa. A deciderlo è stato l’Istituto zaratino alla tutela dei monumenti storico–culturali, i cui esperti hanno respinto la proposta di restauro firmata dalla locale Comunità degli italiani, affermando che è un’operazione impossibile da compiere per la mancanza dei disegni originali e di fotografie del bassorilievo, scattate prima del suo danneggiamento.
Va rilevato subito che questo simbolo della Repubblica Serenissima ha subito nei decenni passati (leggi ai tempi della Jugoslavia di Tito) gravi menomazioni, che ne hanno staccato o danneggiato parti importanti. Da qui la decisione dei conservatori di non procedere ad alcuna ricostruzione, bensì di consentire semplici interventi, come a esempio la rimozione della vernice dalla scultura o altri ritocchi di poco conto. È stato il sindaco di Zara Zvonimir Vrancic (Hdz, centrodestra) ad approvare che il Leone marciano della Cittadella sia sottoposto in futuro soltanto a semplici lavori di manutenzione. «È vero che a Zara qualsiasi restauro del simbolo di San Marco – ha tenuto a precisare il primo cittadino – rievoca delle associazioni mentali legate alla storia e alle etnie».
Come dire che ogni opera di recupero e valorizzazione del patrimonio veneto, e dunque italiano, nella ”città del maraschino” assume una colorazione politica e dunque non viene vista di buon occhio negli ambienti nazionalisti. Vrancic non ha voluto nemmeno parlare di leone veneziano, preferendo definirlo «il simbolo di San Marco», evitando così di pronunciare nomi o aggettivi riguardanti appunto le ”connessioni storiche”. E dire che il progetto di restauro è stato avanzato, come detto, dalla Comunità degli italiani di Zara con il supporto della Regione Veneto che, grazie alla Legge Beggiato (interventi di recupero, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale di origine veneta in Istria, Quarnero e Dalmazia), ha stanziato 32mila euro per l’antica scultura marciana. «Noi ci accontentiamo della conservazione di questo prezioso leone alato – ha dichiarato la presidente del sodalizio dei connazionali a Zara Rina Villani –; dobbiamo attenerci a quanto concluso dall’Istituto zaratino delle Belle arti e sperare che in futuro la municipalità faccia passi avanti nei confronti della Regione Veneto, sempre sensibile per iniziative di recupero nei riguardi del patrimonio storico–architettonico di origine veneta. Voglio ricordare che la Regione ha provveduto un anno e mezzo fa a restaurare cinque bassorilievi di leoni marciani, situati nel lapidario del Museo nazionale a Zara». Nella città dalmata, e non solo in essa, non poche persone si sono chieste perché non sia possibile procedere comunque a un capillare restauro della citata scultura, chiamando magari a raccolta esperti d’Oltreconfine. Domanda che probabilmente non avrà mai risposta e che richiama alla mente l’annosa questione della ricollocazione del Leone marciano sulla Torre dell’orologio a Cherso.
Un progetto mai andato a buon fine per la strenua opposizione delle competenti autorità di Zagabria e per il quale si era battuto a lungo e inutilmente l’indimenticabile presidente della Comunità degli italiani chersina Nivio Toich, scomparso agli inizi del 2009. Una copia del leone, fabbricata otto anni fa in Veneto, si trova nell’atrio della Comunità degli italiani, in attesa di essere collocata sulla facciata della torre che sovrasta la piazza centrale, intestata a un celebre figlio di Cherso, il filosofo Francesco Patrizi. È probabile che lo storico ricongiungimento non abbia mai luogo. (a.n.)