Giovedì 29 aprile alle ore 17:30 in diretta dalla pagina Facebook del gruppo
ANVGD di Milano, Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia
https://www.facebook.com/groups/2559430654128300
(sarà poi qui possibile rivedere la conferenza in streaming)
si terrà la videoconferenza
ZARA, UNA PICCOLA CITTA’ CON UNA STORIA PIU’ GRANDE DI LEI
Relatrice sarà ADRIANA IVANOV DANIELI, figlia di esuli ed esule lei stessa all’età di un anno da Zara. Docente nel Liceo Ginnasio Tito Livio di Padova, è autrice di diversi saggi storici improntati sul tema dell’esodo, tra cui “Istria Fiume Dalmazia terre d’amore” (vincitore del Premio Tanzella 2016).
Sarà anche occasione di ricordo e omaggio al compianto Lucio Toth. Toth era nato a Zara nel dicembre 1934 da famiglia di tradizioni irredentiste e come la stragrande maggioranza dei zaratini aveva dovuto lasciare la città con l’Esodo. Intraprese una brillante carriera di Magistrato conclusasi con l’elezione al Senato della Repubblica nel 1987. Nel 1992 fu eletto alla presidenza dell’ANVGD, seguita dalla presidenza della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, fino al 2012, attraversando in tal modo anni di grandi trasformazioni geopolitiche nelle terre dell’Adriatico orientale sconvolte dalla dissoluzione della Jugoslavia.
Zara italiana, veneta e ” zaratina” nella sua tipicità fino al 1941: Zara prima vittima di una guerra sbagliata, di errori e orrori di cui certo non furono responsabili i suoi abitanti né i “fradei” fiumani e istriani, anche se solo a loro fra tutti gli italiani fu imposto il tributo più infame per ripagare il nemico aggredito, cioè la perdita della propria terra.
2 novembre 1943: questa la data d’inizio dell’ agonia di Zara, prima del calvario di Trieste, prima della condanna a morte di Fiume e Pola: Zara, la piccola enclave, con i suoi circa 20.000 abitanti, doveva scomparire dalla carta geografica, perché per gli slavi era una spina nel fianco.
“ Vennero dal Cielo”, ma non furono angeli o messi divini, ma rombanti bombardieri alleati che con 600 tonnellate di bombe scaricate sulla città in 54 bombardamenti, la distrussero per l’ 85%, causarono la morte di oltre 2000 cittadini, indussero all’ esodo, il primo del confine orientale, il 95% della popolazione.
Il 31 ottobre 1944, il sacrificio di Zara era stato consumato: il tenente dei Carabinieri Terranova salì sul campanile del Duomo di S. Anastasia ad issare, per l’ultima volta, il tricolore.
I pochi tedeschi rimasti in città se n’erano già andati e i partigiani di Tito, se ne impossessarono senza colpo ferire.
Pietro Luxardo, titolare della fabbrica che produceva il famoso Maraschino, a capo di una piccola delegazione civile, li ricevette per il passaggio di consegne alle nuove autorità.
Verrà arrestato e di lui non si saprà più nulla.
Entrarono in una città rasa al suolo e svuotata, ma non tanto da non colpire con esecuzioni sommarie centinaia di cittadini e militari italiani, fucilati lungo il muro del cimitero o annegati con una pietra al collo nel “ canal”, il braccio di mare che separa Zara dalle isole antistanti. “ Perché ?” è una delle domande fondamentali che si pone la storia.
Perché Zara fu colpita così radicalmente, perché fu trasformata nella piccola Dresda dell’Adriatico?
Da archivi americani e inglesi e solo parzialmente jugoslavi, risulta che i partigiani di Tito chiesero agli alleati di eliminare Zara per la sua posizione strategica lungo la costa e per tagliare il sistema tedesco di comunicazioni, ma proprio fonti alleate dichiararono che la città non era un obiettivo militare.
Novembre 1944: il poeta-vate Vladimir Nazor, sostenitore di Tito, dalla Torre dell’Orologio in Piazza dei Signori a Zara dichiarò: ”Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova “Zadar” che sarà la nostra vedetta nell’Adriatico”. Il disegno di Tito viene così palesato e la verità si rivela solo per l’aspetto politico e vendicativo.
VISTE LE NUOVE DISPOSIZIONI ANTI COVID, NON È PREVISTA LA PRESENZA IN SEDE DEL RELATORE E DI EVENTUALI OSPITI.