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Zecchi e il dramma degli italiani d’Istria (Il Giorno 10 nov)

di Maria Rita Parsi

UN LIBRO bellissimo, coinvolgente, straziante, illuminante. Tanti sono gli aggettivi che sorgono alla mente allorché si arriva in fondo alle 215 pagine del romanzo di Stefano Zecchi "Quando ci batteva forte il cuore" (Mondadori), dove storie e Storia si intrecciano, riportando alla luce ed alla consapevolezza non solo delle giovani generazioni, ma anche di quelle più vicine ai fatti narrati, un dramma misconosciuto, rimosso, persino censurato: l'annessione dell'Istria italiana alla Jugoslavia nel 1947. Il tutto è palcoscenico per una vicenda familiare intrisa d'insegnamenti, dove un bambino fra i sei e gli otto anni, Sergio, è voce narrante di avvenimenti collettivi e storici e, nel tempo stesso, di quelli familiari.

ED E ANCHE un racconto sul coraggio delle donne: su tutte torreggia Nives, la battagliera madre del bimbo, che scende in prima linea, malgrado l'avversità del marito, appena tornato dalla guerra, per organizzare la resistenza deipolesani italiani (la maggioranza, purtroppo ignorata per piegarsi a meri calcoli politici).

Importantissimo il carneo dedicato a Maria Pasquinelli, colei che uccise in un attentato il Governatore inglese di Pola per ribellarsi alla decisione della Conferenza di Pace di Parigi sulla cessione di Pola e l'Istria alla Jugoslavia. Una vicenda nella vicenda, che meriterebbe un libro a parte, ma su cui la stessa protagonista, condannata all'ergastolo e poi liberata nel '64, e oggi – sembra – ancora viva a Bergamo, non ha mai voluto rompere il riserbo.

SPLENDIDO,poi, è anche il racconto dell'evoluzione del rapporto fra Sergio e suo padre, difficile e spigoloso all'inizio, poi rinsaldatosi nel corso di una faticosa fuga dei due verso l'Italia, accomunati anche dal dolore per la sparizione di Nives, il cui cadavere fu anni dopo ritrovato in una foiba. Altra grande testimonianza è, ancora, il ricordo della strage di Vergarolla, con oltre 200polesani morti, prova di forza dei titini. Un'opera magistrale, densa di ethos. C'è chi, al riguardo, ha ricordato una frase di Confucio: "Chi ripercorre il passato per comprendere il presente può essere considerato un vero Maestro. "

(courtesy MLH)

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