Leggo con rammarico la lettera di Larry Southgate sulle Segnalazioni del 27 agosto, con cui da una versione della strage di Vergarolla per decenni sostenuta dalla propaganda del maresciallo Tito: non sono stati i titini anche perché a loro non giovava, le mine erano lontano dalla spiaggia, nessuno poteva sapere che quel giorno ci sarebbero state persone sulla spiaggia. Non voglio sapere la ragione per cui vengono scritte ancora queste cose, ampiamente smentite dagli storici, ma pretendo almeno rispetto per i morti di quella che fu una vera e propria strage.
Per agevolare la comprensione al lettore sintetizzo gli accadimenti.
Il 18 agosto 1946 l’esplosione di 28 mine accatastate presso la spiaggia di Vergarolla, affollata di bagnanti e persone che assistevano alle programmate gare natatorie della Coppa Scarioni organizzate dalla società Pietas Julia, provocò la morte di un centinaio di persone (64 furono le vittime identificate, tra cui 15 sotto i 12 anni) e il ferimento di decine di altre. Alle mine artificieri italiani avevano da tempo tolto il detonatore, che successivamente qualcuno aveva rimesso: dunque non poteva che trattarsi di un attentato. Recenti ricerche presso il Public Record Office di Londra confermano tale ipotesi: gli autori sarebbero stati italofoni legati all’OZNA (ciò venne confermato dopo l’apertura degli archivi inglesi del 2008, ma sul settimanale “Globus” di Zagabria del 7.11.2003 erano apparse articolate conferme). Il governo italiano indennizzò le famiglie delle vittime e dei feriti. Una commissione di indagine britannica escluse lo scoppio fortuito, ma non individuò i colpevoli per evitare attriti con la Jugoslavia. Questa strage rafforzò la convinzione che l’esodo fosse ormai inevitabile quale garanzia di sopravvivenza, oltre che di libertà e di mantenimento della cittadinanza italiana.
E infatti nel gennaio del ‘47 ebbe inizio il trasferimento in massa della cittadinanza grazie alle motonavi messe a disposizione dal governo italiano. Alla fine circa 29.000 polesani optarono per l’esilio, mentre soltanto 3.000 persone decisero di restare sotto la nuova amministrazione jugoslava.
Si concludeva così l’“operazione” comandata da Tito a Gilas e lasciata scritta da quest’ultimo: “Fummo mandati Kardelj ed io in Istria. Bisognava mandare via gli Italiani con ogni mezzo. E così fu fatto!”. Fu fatto anche con la strage di Vergarolla organizzata dall’ OZNA a Pola.
Non si superano i drammi della storia dimenticandoli, ma anzi promuovendone la conoscenza. Voglio sperare che la lettera del signor Southgate sia frutto solo di non conoscenza (la maggior parte degli italiani non conosce i drammi dell’esodo e delle foibe) e non si innesti invece nel filone di coloro che per decenni anno cercato prima di negare i fatti ed ora che ciò è impossibile, di minimizzarli o giustificarli.
comm. dott. Rodolfo Ziberna
Vice Presidente Nazionale ANVGD
pubblicato su “Il Piccolo” del 27 agosto 2013
Pola, un omaggio alla stele che ricorda la strage (foto www.glasistre.hr)