«Sapere se la presidente della Regione, Debora Serracchiani, intende farsi parte attiva nei confronti del Capo dello Stato per sollecitare la revoca dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana conferita a Tito (Josip Broz) con decreto del 2 ottobre 1969».
L’interrogazione è di Rodolfo Ziberna, consigliere regionale del PdL, che giustifica la richiesta facendo presente che all’ex Capo di Stato jugoslavo è stata riconosciuta la responsabilità della carneficina e della violazione dei diritti umani a danno delle comunità italiane residenti in Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia a seguito dell’entrata a Trieste e Gorizia della sua armata il primo maggio 1945.
Gli storici, nei cosiddetti 40 giorni di terrore titino che hanno anticipato l’arrivo degli anglo-americani, considerano determinante la responsabilità politica di Tito per tutte le esecuzioni civili e militari – ricorda il vicecapogruppo del PdL. Si tratta di atrocità inenarrabili e indimenticabili, che fortunatamente la storia, dopo cinquant’anni di silenzio, ha deciso di non cancellare grazie alla Giornata del Ricordo che si celebra ogni anno il 10 febbraio, e rese ancora più crudeli dalla circostanza che si verificarono a guerra finita. Tito è responsabile di una serie di azioni di pulizia etnica destinata ad allontanare dalle terre d’Istria, Fiume e Dalmazia la popolazione autoctona italiana. Con violenze, intimidazioni, processi farsa, foibe, impiccagioni e annegamenti, l’ex presidente della Repubblica di Jugoslavia riuscì a provocare un esodo di 350mila italiani che temevano per la propria incolumità.
Dal primo maggio – precisa Ziberna – per oltre 40 giorni Gorizia e Trieste subirono la barbarie titina. Solo a Gorizia, le truppe di Tito prelevarono dalle loro famiglie oltre 650 persone, “colpevoli” di essere fieramente italiane e per tale ragione possibile ostacolo alle velleità annessionistiche di Tito, che non si limitavano a Trieste e Gorizia, ma si allargavano sino al Tagliamento, ovvero a tutta quella che egli considerava la Slavia Veneta.
In forza di ciò, non si può non ritenere contraddittorio, ma anche indecoroso, che lo Stato italiano da un lato riconosca il dramma delle foibe con il Giorno del Ricordo il 10 febbraio e, dall’altro, annoveri tra i suoi più illustri insigniti proprio chi ordinò i massacri e la pulizia etnica degli italiani d’Istria e dell’Adriatico orientale. Una barbarie – commenta Ziberna – che ancora oggi pesa sul passato, ma soprattutto sul presente e sul futuro di molti italiani che hanno vissuto direttamente o indirettamente il dramma di quegli anni delle foibe e dell’esodo.
La competenza di revoca dell’onorificenza – conclude il rappresentante del PdL – sta nelle mani del Capo dello Stato, ma è opportuno che le istituzioni regionali, e in primis la Regione stessa, si attivino per promuovere un’azione a difesa della memoria, della dignità e della sensibilità di una larga parte della sua popolazione.
(fonte www.bora.la 30 maggio 2013)